I candidati castellammaresi per le regionali siciliane del 28 ottobre

Sono cinque* i candidati castellammaresi in corsa per le prossime elezioni regionali siciliane del 28 ottobre, e nessuno di loro (a meno di improbabili, ancorchè auspicabili morie di deputati regionali regolarmente eletti) ha la benchè minima possibilità di essere eletto tra candidati in liste il cui risultato non andrà oltre la consistenza di un prefisso telefonico e candidati utilizzati come portatori d’acqua per altrui fortune.

Dei tre candidati a Presidente della Regione Siciliana che si giocano veramente la partita e cioè Nello Musumeci, Rosario Crocetta e Gianfranco Miccichè, è solo quest’ultimo che in una delle tre liste a sostegno della sua candidatura, quella del Partito dei Siciliani, partito che ha raccolto l’eredità dell’ex Mpa e che fa riferimento al dimissionario e fallimentare governatore uscente dell’isola Raffaele Lombardo, ha tra i suoi candidati Giuseppe Gioia.

Per il resto solo giro di valzer e botta di vita per: Stefano La Rocca candidato nell’unica lista – Rivoluzione Siciliana – a sostegno del candidato presidente Cateno De Luca, Laura Cassarà e Wioletta Sudol entrambe candidate con il Movimento dei Forconi a sostegno della candidatura a presidente di Mariano Ferro e Francesco Poma* candidato nella lista Leali alla Sicilia* a sostegno di Davide Giacalone*.

Queste tutte le liste:

Il candidato presidente Cateno De Luca potrà contare sulla lista Rivoluzione Siciliana.
Ne fanno parte Martino Morsello (Marsala), Leonardo Castelli (Palermo), Stefano La Rocca (Castellammare del Golfo), Giuseppe Costantino Marascia (Erice), Paolo Marino (Trapani), Ilenia Pollina (Marsala) e Rosaria Zizzo (Erice).
Il candidato presidente Gaspare Sturzo su una lista composta da: Anna Catalucci (Alcamo), Antonino Mannina (Alcamo), Maria Grazia Leone (Trapani), Mariella Pompei (Castelvetrano), Mario Di Prima (Alcamo), Gaya Casano (Pantelleria) e Renata D’Angelo (Trapani).
Il candidato presidente Gianfranco Miccichè ha al suo fianco il Partito dei Siciliani. La lista per il collegio è composta da Giuseppe Culicchia (Erice), Giuseppe Gioia (Castellammare del Golfo), Salvatore Guarnotta (Trapani), Doriana Licata (Campobello di Mazara), Giovanni Lo Sciuto (Castelvetrano), Anna Panfalone (Buseto Palizzolo) e Francesco Regina (Alcamo).
Fli Nuovo Polo per la Sicilia propone Livio Marrocco (Trapani), Roberta Coccia (Trapani), Alessandro Di Giovanni (Salemi), Maricò Hopps (Mazara del Vallo), Sandro Pellegrino (Marsala), Antonio Nicolosi (Alcamo), Giovanni Impallari (Castelvetrano).
Grande Sud si presenta con Pippo Fallica, Toni Scilla, Maria Ballatore, Rocco Bologna, Antonino Calamia, Paola Morsello ed Ernesto Musiari.
Della lista dell’Udc che sostiene il candidato presidente Rosario Crocetta fanno parte Valeria Alastra (Mazara del Vallo), Maria Carpitella (Trapani), Paola Errante (Paceco), Filippo Maggio (Marsala), Enzo Novara (Paceco), Gianni Pompeo (Castelvetrano) e Mimmo Turano (Alcamo).
Della lista collegata direttamente a Crocetta fanno parte Enzo Abbruscato (Trapani), Simona Alastra (Erice), Matteo Angileri (Paceco), Vito Billardello (Mazara del Vallo), Alberto Di Girolamo (Marsala), Pasquale Perricone (Alcamo), Rosalinda Viola (Alcamo).
La lista del Pd vede candidati: Baldo Gucciardi (Santa Ninfa), Camillo Oddo (Trapani), Giacomo Scala (Alcamo), Giampiero Giacalone (Mazara del Vallo), Antonella Milazzo (Marsala), Giacoma Venza (Trapani) ed Antonino Tartamella (Trapani).
Il candidato presidente del Movimento CinqueStelle Giancarlo Cancellieri può contare sulla lista composta da Valentina Palmeri (Alcamo), Sergio Troisi (Valderice), Giacomo Piazza (Salem), Sergio Tancredi (Mazara del Vallo), Mario Ragusa (Marsala), Vincenzo Maurizio Santangelo (Trapani) e Laura Tremamondo (Trapani).
Il candidato alla presidenza del Partito Comunista dei Lavoratori Giacomo Di Leo ha al suo fianco la lista composta da Rosaria Leggio (Trapani) e dai marsalesi Michele Monastero, Tommasa Grazia Lombardo, Giuseppe Maniscalco ed Anna Figlioli.
Il movimento dei Forconi propone alla presidenza della Regione Mariano Ferro.
La lista nel collegio di Trapani è composta da Sandro Basile (Alcamo), Laura Cassarà (Castellammare del Golfo), Eugenio Chiarello (Trapani, Domenico Cusumano (Alcamo) e Wioletta Sudol (Castellammare del Golfo).
Claudio Fava ha dovuto rinunciare alla candidatura alla presidenza della Regione al suo posto Giovanna Marano.
Collegata la lista Fava presidente. Ne fanno parte Carmelina Atria (Partanna), Pietro Di Giovanni (Gibellina), Vittorio Ferro (Alcamo), Leonardo Giglio (Pantelleria), Caterina Messina (Valderice), Peppe Ortisi (Trapani), Ignazio Passalacqua (Marsala).
La seconda lista è quella di Italia dei Valori. E’ definita da Gaetano Adamo (Alcamo), Anna Maria Bellina (Trapani), Angelo Di Girolamo (Marsala), Vincenzo Fascella (Calatafimi), Placido Leone (Gibellina), Maria Marino (Mazara del Vallo), Maria Teresa Girelli (Marsala).
Il candidato presidente Nello Musumeci ha al suo fianco quattro liste.
Le prime due presentate sono Cantiere Popolare-Pid ed Alleanza di Centro.
Il Pid propone Giacomo Sucameli (Alcamo), Flavio Coppola (Marsala), Davide Durante (Castelvetrano), Giuseppe Gabriele (Campobello di Mazara), Ignazio Grimaldi (Trapani), Annalisa Manzo (Trapani) e Mariangela Barbera (Trapani).
La lista di Alleanza di Centro Sicilia è composta da Leonardo Carpinteri, Michele Biondo, Gessica Di Stefano, Giuseppe Gatto, Girolama Giglio, Natale Lo Truglio e Giacoma Morici.
La lista del Pdl: Mimmo Fazio, Duilio Pecorella, Stefano Pellegrino, Cettina Spataro, Stefania La Rosa, Graziano Viola e Rosanna Di Via.
Lista Musumeci: Paolo Ruggirello, Paolo Ruggieri, Francesco Lo Trovato, Francesco Salone, Giuseppe Beninati, Antonina Comparetto e Doris Palermo.
Il candidato alla presidenza della Regione Davide Giacalone ha al suo fianco la lista Leali per la Sicilia.
Ne fanno parte Francesco Poma (Castellammare del Golfo), Giuseppe Piccione (Marsala), Marcella Pisani (Ragusa), Massimo Nicastro (Siracusa), Katia Turlà (Modica), Mario Henryk Lauriano (Varsavia), Giuseppe Di Maria detto Giacalone (Palermo).

Sette i deputati da eleggere in provincia di Trapani, ma furono otto gli eletti la volta scorsa, grazie ai resti.

Cinque sono gli uscenti che ritengono di avere ben operato e si ripropongono: Livio Marrocco (FLI – Miccichè), Toni Scilla (Grande Sud – Miccichè), Baldo Gucciardi (PD – Crocetta), Camillo Oddo (PD – Crocetta), Paolo Ruggirello (Lista Musumeci).

Tre invece i candidati con esperienze da deputati regionali in legislature precedenti all’ultima e che ci riprovano: Francesco Regina (Partito dei Siciliani – Miccichè), Pippo Fallica (Grande Sud – Miccichè), Mimmo Turano (UDC – Crocetta).

Infine i candidati da cui per un motivo o per l’altro ci si attende buone performaces: Giacomo Scala, già sindaco di Alcamo (Pd), Doriana Licata (Partito dei Siciliani, Gianni Pompeo, già sindaco di Castelvetrano (UDC), Enzo Abbruscato (Crocetta Presidente), Pasquale Perricone (Crocetta Presidente) Davide Durante già presidente di Confindustria Trapani (PID-Cantiere popolare), Giacomo Sucameli (PID-Cantiere popolare), Duilio Pecorella (PDL), Mimmo Fazio, già sindaco di Trapani (PDL), Stefano Pellegrino (PDL), Cettina Spataro (PDL).

* – Update

I candidati castellammaresi diventano quattro, stante l’esclusione del candidato Francesco Poma, come conseguenza della non ammissione del candidato presidente Davide Giacalone e della lista Leali alla Sicilia.

fonte GDS.it

Perchè la magistratura non dissequestra completamente i lavori per il porto di Castellammare ?

Ecco oggi è arrivata la risposta.

Trapani, sequestro da 25 milioni
‘Patrimonio di Messina Denaro’

Buona parte delle quote delle aziende appartiene a Vito Tarantolo, un imprenditore edile di 66 anni di Erice, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, già arrestato a luglio del 1998 e poi condannato per favoreggiamento ad un anno e mezzo di reclusione. Oltre alle società, sigilli anche a 82 beni immobili, 33 tra auto, furgoni e mezzi meccanici e 37 tra conti correnti e rapporti bancari

di ALESSANDRA ZINITI

E’ una vera e propria holding di imprese, con interessi in tutti settori, dall’edilizia privata a quella pubblica, porti, aeroporti, autostrade, reti idriche e fognarie, alberghi e residence. Valore stimato 25 milioni di euro. La polizia di Trapani ha messo le mani su quella che ritiene essere una sostanziosa fetta del patrimonio occulto dell’ultimo boss superlatitante di Cosa nostra, quel Matteo Messina Denaro al quale polizia e carabinieri danno la caccia da vent’anni.

A gestire in maniera più o meno occulta le 14 aziende delle quali il questore di Trapani Carmine Esposito ha ottenuto dal tribunale sezione misure di prevenzione il sequestro di buona parte delle quote era Vito Tarantolo, un imprenditore edile di 66 anni di Erice, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, già arrestato a luglio del 1998 e poi condannato per favoreggiamento ad un anno e mezzo di reclusione. Condanna che non lo ha mai allontanato dai vertici di Cosa nostra trapanese, prima il vecchio boss Vincenzo Virga, poi Francesco Pace, ora Matteo Messina Denaro. Una contiguità di cui negli anni hanno parlato collaboratori di giustizia attendibili, da Giovanni Brusca a Vincenzo Sinacori ad Angelo Siino.

Secondo il certosino lavoro della Divisione anticrimine della questura di Trapani guidata da Giuseppe Linares e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Trapani, le aziende delle quali Tarantolo era amministratore di fatto si sono aggiudicate negli anni appalti per decine e decine di milioni di euro. Su tutte la Co.ge.ta alla quale dal 2003 al 2006 sono andati i lavori di recinzione dell’aeroporto di Punta Raisi per 2 milioni e 600 mila euro. Un appalto per il quale i boss palermitani chiesero a Tarantolo il pizzo, richiesta alla quale l’imprenditore rispose coinvolgendo i boss trapanesi.

Formidabile riscontro è stato trovato nei “pizzini” sequestrati al boss Salvatore Lo Piccolo nel covo di Giardinello al momento del suo arresto. In tre di quei pizzini la cui paternità è stata attribuita al boss Messina Denaro, a Lo Piccolo veniva posta la questione del pizzo alla Co. ge. ta controllata da Tarantolo. E un intervento analogo sarebbe stato operato dal capomafia trapanese nei confronti della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo che avrebbero ugualmente chiesto all’imprenditore una tangente per lavori svolti nel suo territorio per il rifacimento del depuratore.

Complessivamente, negli ultimi dieci anni la holding di Tarantolo si sarebbe aggiudicata appalti per più di 50 milioni di euro. Tra gli appalti ricostruiti dalla polizia la sistemazione delle banchine del porto di Trapani e il rifacimento di quello di Castellammare, ma anche l’appalto Anas per le barriere di sicurezza della tangenziale di Parma. E ancora i lavori per la rete fognante di Erice, ponti e strade.

La sezione misure di prevenzione del tribunale ha disposto il sequestro anche di 82 beni immobili, 33 tra auto, furgoni e mezzi meccanici, 37 tra conti correnti e rapporti bancari e due società già sottoposte ad amministrazione giudiziaria.
(27 settembre 2012)”

da La Repubblica

Video

L’interactive street art di Ernest Zacharevic

Arte di strada creativa con elementi interattivi tridimensionali dell’artista Ernest Zacharevic.
A Penang, in Malesia, dipinti murali sono stati combinati con: biciclette, sedie, motocicli e altri oggetti familiari.
Le persone vengono incoraggiate a giocare con l’arte e scattare foto che sono una nuova creazione esse stesse.
Nessun significato fisso e dato per sempre.
L’opera d’arte è aperta a interpretazioni, ri-creazioni e nuove narrazioni.
Si tratta di arte di strada al meglio, quando l’arte cessa di essere opera individuale compiuta e diventa nuovo punto di partenza per l’immaginario collettivo.

Hat tip Toxel.com

Meglio legalizzare

Un video che in tre minuti vi spiega perchè chi è contro la legalizzazione (mercato regolato della produzione, distribuzione e consumo) delle droghe leggere è a favore della criminalità organizzata, della creazione di nuovi manovali per il crimine, del buttare al cesso 10 miliardi di euro l’anno solo in Italia, dello spaccio per strada e davanti le scuole, dello spreco di denaro pubblico in indagini ridicole, processi farsa, del business del “sostegno sanitario e psicologico” e dell’ affolamento delle carceri al limite del disumano.

Video animazione di Luca Valletta
Testo e voce di Simone Sapienza
Musica: Vasco Rossi.
http://www.fainotizia.it
Hanno collaborato Pasquale Anselmi e Claudia Sterzi.
Cercare marijuana e hashish nelle nostre città significa entrare nel territorio dell’illegalità e della criminalità.
Se è impossibile comprare del pane dopo le venti, la droga è sempre disponibile a qualsiasi ora, basta sapere dove cercare.
Il 32% degli italiani ha fumato cannabis almeno una volta nella vita. i consumatori abituali Sono 3 milioni, con oltre 800 mila persone coinvolte in Italia in procedimenti per possesso di droga, e sono 28 mila i carcerati per violazione della legge sugli stupefacenti.
Le soglie di quantità permessa, periodicamente aggiornate dal ministero della salute, sono irrealistiche. L’applicazione delle normative è molto discrezionale. Viene ritenuta tossicodipendente anche una persona trovata in possesso di qualche grammo di hashish o di 2-3 canne. Capita di vedersi ritirare la patente, di essere costretti a dei controlli periodici sanitari e psicologici per diversi anni oppure a farsi qualche giorno di carcere, o un soggiorno in comunità di recupero.
Il commercio dello stupefacente è gestito dal mercato nero, in cui gli spacciatori spesso sono l’anello più povero del sistema.
Le mafie secondo un rapporto di Sos Impresa, ne hanno fatto un business, che frutta 60 miliardi di euro l’anno.
Grazie ai profitti garantiti alla criminalità organizzata dalle leggi proibizioniste, le narcomafie con il riciclaggio hanno infiltrato l’economia legale (al Nord come al Sud e al Centro) e si stanno letteralmente comprando le nostre città.
Dopo un secolo di politiche proibizioniste, ci si interroga in tutto il mondo su quali siano gli effettivi benefici. E se la via giusta da intraprendere fosse quella della legalizzazione? Quanto incasserebbero gli Stati? E quanto ci costa invece proibire?
Se lo stato italiano avesse esteso la regolamentazione fiscale dei tabacchi anche alle droghe non legali avrebbe risparmiato circa due miliardi l’anno e ne avrebbe incassati 8. Un totale di 10 miliardi l’anno.
Fatte le debite proporzioni questo risparmio ad esempio solo a Roma potrebbe ammontare a circa 66 milioni di euro l’anno.
Ma già nel marzo 2009 l’Economist in un lungo articolo-analisi intitolato “la legalizzazione è il male minore” sosteneva apertamente che la lotta alle sostanze stupefacenti è stata un fallimento.
Legalizzare la droga non significa renderla libera. Innanzitutto si dovrebbe legalizzare la produzione delle piante, consentendo un guadagno non alla criminalità organizzata ma a chi legalmente produce e vende, registrandosi, pagando le tasse, includendo così in un sistema lavorativo legale i propri dipendenti.
Mezzo secolo di caccia alle streghe può essere invertito rivedendo una dopo l’altra le misure che hanno messo le droghe fuori legge.

Note ed immagini per la creazione di un museo dell’emigrazione castellammarese

Mostra fotografica “Qui stiamo tutti bene, così spero di te..

Sarà inaugurata mercoledì 12 settembre alle ore 18,30 nel Salone della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Corso Garibaldi n°67 a Castelllammare del Golfo, la mostra fotografica “Qui stiamo tutti bene, così spero di te…”, note ed immagini per la creazione di un museo dell’emigrazione castellammarese.
Le immagini che saranno proposte sono state selezionate dall’architetto Camillo Galante, curatore della mostra, del catalogo e delle note.
La mostra, così come le note, sono solo “frammenti” della storia dell’emigrazione castellammarese”, frammenti di una storia che è ancora tutta da indagare, scrivere e descrivere.
Attività queste che la mostra intende stimolare nell’ ottica della valorizzazione dell’emigrazione castellammarese e del riconoscimento della necessità ed importanza della conservazione della memoria e del ricordo di tale pagina, non secondaria, della storia locale.
Pur trattandosi di una mostra legata al tema dell’emigrazione, la mostra non presenta immagini della “partenza dei bastimenti”, degli abbracci, degli addii e delle lacrime, ne del “viaggio”, e dei suoi accessori, valigie di cartone, passaporti, biglietti, locandine delle compagnie di navigazione, tutti ingredienti d’obbligo di ogni mostra sull’emigrazione che si rispetti, quanto piuttosto immagini di coloro che son partiti e di coloro che sono rimasti.
Si tratta in prevalenza di fotografie, della prima metà del 900′. Immagini di uomini, donne e bambini, singoli o gruppi, che hanno costituito il cosidetto “collante affettivo” per coloro i quali erano costretti a separarsi per cercare fortuna migrando verso lidi lontani. Di tali immagini l’unica divisone che può tracciarsi è tra quelle che ritraggono chi è rimasto e quelle che ritraggono chi è partito.
Si tratta dice il curatore di: “Rappresentazioni di se, nel reciproco tentativo di raccontarsi l’uno all’altro con la fotografia, di dare concreta testimonianza e senso a quel ‘qui stiamo tutti bene’ che era parte immancabile della comunicazione scritta, frammenti non sempre fedeli di realtà assai più complesse e contraddittorie“.
Sono foto di studio spesso, pose con il vestito buono delle grandi occasioni.
Quelle grandi occasioni che scandivano ed ancora scandiscono la vita di qua e di la dall’Atlantico.
Ci sono i bambini che crescono, la cresima, la figlia che si è diplomata, quel bravo ragazzo così piccolo un tempo ed ora cresciuto così bene, il matrimonio in grande stile con le “girls” , i “boys”‘ ed i paggetti.
Foto mandate ai parenti, foto mandate agli amici.
Foto “minori”, di autori spesso ignoti, ma che in qualche caso riecheggiano pose ed ambienti dei grandi maestri della fotografia e/o richiamano alla nostra mente ambientazioni cinematografiche.
La mostra rimarrà aperta al pubblico nei locali della Società Operaia di Mutuo Soccorso dal 12 al 18 settembre.
Della mostra, realizzata dalla Società Operaia di Mutuo Soccorso e che ha il Patrocinio del Comune di Castellammare del Golfo, è stato realizzato un catalogo che oltre a raccogliere le foto fornisce un altro “frammento”, una sintetica documentazione della stagione della costituzione delle Società di Mutuo Soccorso (ben quattro) castellammaresi in America nel corso del primo novecento.

Castellammare del Golfo, Consiglio Comunale: l’antimafia non abita qui !

Leggo su “La Sicilia” di ieri (6 settembre 2012) a pagina 32:

Castellammare

Una commissione speciale
per vigilare sui lavori al porto

Castellammare. Si sono insediate le due commissioni speciali costituite nelle ultime sedute consiliari Lavori del porto e Revisione dello Statuto e Regolamento Consiglio Comunale”. Della prima ne fanno parte Domenico Bucca (Pdl), Lorena Di Gregorio (Udc), Salvatore Galante (Pd), Girolamo Genna (Misto), Antonio Mercadante (Fli), Maurizio Paradiso (Castellammare Democratica Unita), Simone Scaraglino (Generazione Castellammare) e sono stati eletti rispettivamente presidente e vice Lorena Di Gregorio e Domenico Bucca mentre Antonio Mercadante è stato nominato portavoce.
Della commissione speciale per la revisione dello Statuto e regolamento consiliare ne fanno parte Daniela Blunda (Udc), Paola Ciaravino (Pdl), Sebastiano Cusenza (Fli), Piero Colomba (Generazione Castellammare), Santo Mattarella (Castellammare Democratica Unita), Giuseppe Norfo (Misto), Giovanni Portuesi (Pd) e sono stati eletti rispettivamente presidente e vice Sebastiano Cusenza e Giovanni Portuesi. Quest’ultima avrà il compito entro la fine dell’anno di adeguare statuto e regolamento consiliare alle nuove norme varate dagli organi legislativi nazionali e regionali in modo da dare al consiglio che si insedierà il prossimo anno, strumenti di riferimento aggiornati.
La commissione speciale “lavori del porto” avrà il compito di tenere sempre viva l’attenzione sui lavori che si sono fermati dopo il sequestro del 2010 e porre in essere tutte quelle iniziative utili alla ripresa. Al riguardo per giovedì mattina è già stato predisposto un incontro all’assessorato regionale Opere Marittime con il responsabile del procedimento ing. Pirrone.

Favia il fuori onda che dice la verità sul movimento di Grillo

Nel video de La 7, a partire dal minuto 1,02 la verità del consigliere regionale dell’Emilia Romagna Favia in un fuori onda registrato subito dopo un’intervista dello scorso mese di maggio.
Favia uno dei più alti rappresentanti del movimento Cinque Stelle rivela quello che la maggioranza degli italiani sa e che solo chi non vuole vedere non vede, che il padre – padrone del movimento è Casaleggio,  che le carte sono truccate e che la democrazia della rete è solo una trovata propagandistica.

Lewis W. Hine

Se l’inizio della fotografia sociale si può far risalire al lavoro di Jacob August Riis, l’immigrato olandese che lavorò come cronista di nera prima di pubblicare il libro che lo rese famoso, “How the Other Half Lives”, uscito nel 1890 e illustrato con le foto riprese dallo stesso autore nei quartieri poveri di New York, sarà tra il 1908 e il 1912 il lavoro di Lewis W. Hine sulla vita degli immigrati e soprattutto quello sul lavoro minorile a scuotere la coscienza sociale d’America.

Lewis Hine nasce il 26 settembre 1874 a Oshkosh, nel Wisconsin. Il suo interesse primario era la sociologia e si batterà fin da giovane per i processi di riforma in campo sociale.
Nel 1898 divenne insegnante all’Ethical Culture Association di New York City dove incoraggiò i suoi studenti ad utilizzare la macchina fotografica come mezzo di sviluppo culturale. E’ proprio in questa città che entra in contatto con i grandi flussi migratori ed è forse a Ellis Island in New York Harbor, fotografando le centinaia di immigrati che vi approdavano ogni giorno, che intuisce l’associazione tra fotografia denuncia sociale e documentazione delle condizioni umane.
Tra il 1904 e il 1909, Hine scattò circa 200 fotografie. Hine registrava l’arrivo degli immigrati, le insalubri abitazioni sovraffollate e l’occupazione delle fabbriche e dei negozi. Fu in questo periodo che sviluppò la sua vocazione per il fotogiornalismo.

I primi lavori li farà per conto del Child Labor Committee, una organizzazione creata per combattere il lavoro minorile nell’industria pesante, e per cui documenta le insostenibili condizioni del lavoro minorile.
La tecnica usata è semplice: fa posare i bimbi di fronte agli enormi macchinari in maniera tale da far evidenziare il più possibile la tenera età e gli innumerevoli rischi a cui erano sottoposti quotidianamente.
E’ il primo lavoro importante che fa ma subito ottiene ampi riconoscimenti.
In seguito alla pubblicazione delle sue fotografie verrà approvata la riforma per la regolamentazione del lavoro dei minori.

Nel 1918 intraprese un viaggio in Europa per documentare, su richiesta della Croce Rossa Internazionale, la situazione dei paesi del Vecchio Continente devastati dalla Prima Guerra Mondiale.
Al ritorno si dedicherà ad un progetto estremamente ambizioso: “Men at Work”, (il suo unico libro) la documentazione dei lavori per la costruzione dell’Empire State Building.
Celebri sono la sue fotografie degli operai sospesi nel vuoto su fino al 102° piano, altezze da cui nessuno mai aveva scattato fotografie di operai al lavoro.
Per completare questo lavoro, Hine si fece issare da una gru e, restando sospeso nel vuoto, documentò il fissaggio dell’ultima vite dell’edificio.

Durante la Grande depressione, lavorò di nuoo per la Croce Rossa, fotografando l’opera di soccorso nel Sud degli Stati Uniti colpiti dalla siccità, e per il Tennessee Valley Authority (TVA), documentando la vita nelle montagne del Tennesee orientale.
Lavorò anche come capo fotografo del Works Progress Administration’s (WPA) che studiò i cambiamenti nel settore industriale e gli effetti sull’occupazione.

I lavori di Hine sono internazionalmente riconosciuti come uno strumento del più moderno mezzo di denuncia fotogiornalistico e trovano ampio spazio nelle sale dell’International Museum of Photography e negli archivi della Library of Congress.

Jacob Riis, “How the Other Half Lives”

La metà del mondo non sa come vive l’altra metà.

Jacob August Riis (3 maggio 1849 – 26 maggio 1914) fù un fotoreporter sociale americano.
Riis tuttavia era di origine danese essendo nato a Ribe in Danimarca, terzo di quindici fratelli. In seguito alla crisi economica Riis emigrò negli Stati Uniti.
Qui fu uno delle centinaia di migliaia di emigranti che si scontravano con la dura realtà della miseria.
Riis è noto perché fu il primo ad usare la fotografia ed il giornalismo per aiutare i meno fortunati della città di New York, I quali furono il soggetto principale delle sue opere.
Riis infatti con le sue foto documentò e fece conoscere le misere condizioni di vita degli immigrati nei bassifondi di New York alla fine dell’Ottocento.
Nel 1873 aveva trovato impiego come reporter presso la “New York Tribune” e nel 1877 cominciò a lavorare per la Associated Press.
Nel 1890 infine pubblicò “How the Other Half Lives”.
In seguito alla pubblicazione delle sue fotografie ed alle campagne di stampa, vennero sensibilizzate sia l’opinione pubblica, che mai prima di allora aveva avuto modo di osservare le misere condizioni di vita nei sobborghi, sia le istituzioni, che infine si adoperarono per la promozione di riforme in ambito sanitario e sociale, per la creazione di parchi pubblici, per il miglioramento delle abitazioni.
Riis direttamente ha contribuito alla realizzazione di un nuovo modello di edilizia convenzionata a New York con l’aiuto del filantropo Lawrence Veiller.
E ‘stato anche uno dei primi fotografi ad utilizzare largamente il flash ed è considerato uno dei pionieri della fotografia e tra i massimi esponenti della fotografia sociale.

Ellis Island – “Isola della speranza – Isola delle Lacrime” di Charles Guggenheim, 1992 (1989)

Dal 1892 al 1954, Ellis Island è stata porta di ingresso per milioni di migranti europei negli USA.
L’interessantissimo materiale d’archivio racconta le storie delle famiglie che, coltivando i loro sogni di riscatto, lasciavano la loro terra e andavano via con ciò che potevano portare nel lungo viaggio.
Piccola isola nel porto di New York. Ellis Island si trova nella baia superiore, appena al largo della costa del New Jersey, all’ombra della Statua della Libertà.
Nel corso degli anni, questa porta verso il nuovo mondo è stato ampliato dai suoi originali 3,3 ettari a 27,5 ettari su suoli ottenuti dalla zavorra delle navi, dalla terra di riporto dalla costruzione della metropolitana di New York City e altro.
Tra il 1892 e primi anni 50′ del secolo scorso, quasi 15 milioni di persone passarono per Ellis Island in cerca di una nuova vita.
Nel documentario le storie di questi immigrati, in gran parte narrate dalle loro stesse voci.
L’edificio principale è stato riaperto al pubblico, dopo la chiusura ed il restauro, il 10 settembre 1990 come “Ellis Island Immigration Museum”.
Oggi, il museo riceve quasi 2 milioni di visitatori ogni anno.

Golden Eagle Award 1990, Columbus International Film and Video Festival.
Premio Chris 1990; Earthwatch, Film Institute Award – 1991; nazionale.
Educational Festival Film & Video – Bronzo Apple 1991.
Island of Hope – Island of Tears
Regia: Charles Guggenheim; Produttore: National Park Service.