Porto di Castellammare del Golfo: dopo quasi sei anni i rinvii a giudizio

Il che non può che far pensare che alla fine molto probabilmente i castellammaresi non solo non avranno il porto ma nemmeno giustizia.
Apprendiamo infatti da una cronaca di Rino Giacalone (sta qui ) che i Pm Anna Trinchillo e Andrea Tarondo della Procura di Trapani, in questo inizio di 2016, hanno finalmente chiesto il rinvio a giudizio per: Mario Giardina, direttore del cantiere del porto, Leonardo Tallo, direttore dei lavori, Rosario Agnello, legale rappresentante della società consortile Nettuno (della quale faceva parte anche la coop Cea) e Domenico Parisi, rappresentante dell’ATI Coveco, Comesi e Cogem, aggiudicataria dell’appalto.
Ciò di cui dovranno rispondere gli imputati alla fine di tutto questo tempo sembra che sarà solo “frode nelle pubbliche forniture”, non si ha notizia invece di altri capi d’imputazione ne di aggravanti specifiche.
Un po’ poco per indagini che hanno avuto tempi biblici.

No, così non va Veronica !

Ma per favore il Sindaco Coppola non approfitti per cantare ancora una volta all’ex Sindaco Bresciani: “E stata tua la colpa !

Perchè la cosa veramente importante, in fondo, è non farsi cadere le braccia

e continuare ad illudersi che qualcuno un giorno andrà: “In prigione, in prigione !

Per ulterioriori informazioni sul porto di Castellammare del Golfo e sulle vicende relative alla sua costruzione un po’ di link, cliccate
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Castellammaresi, siamo stati condannati !

Quella emessa lo scorso 10 aprile sulle Acque reflue è una dura sentenza di condanna che ci riguarda due volte, in quanto italiani e in quanto cittadini castellammaresi.
E’ stata condannata l’Italia sul piano politico-amministrativo ma in qualche modo anche tutte le amministrazioni e i sindaci (a mio modesto parere Marzio Bresciani escluso) che hanno operato in evidente spregio e disprezzo delle conseguenze sull’ambiente e sulla salute pubblica del riversamento diretto in mare dei reflui delle pubbliche fognature.

Questa la sentenza:

SENTENZA DELLA CORTE (Decima Sezione)

10 aprile 2014 (*)

«Inadempimento di uno Stato – Direttiva 91/271/CEE – Trattamento delle acque reflue urbane – Articoli da 3 a 5 e 10 – Allegato I, sezioni A e B»

Nella causa C-85/13,

avente ad oggetto il ricorso per inadempimento, ai sensi dell’articolo 258 TFUE, proposto il 21 febbraio 2013,

Commissione europea, rappresentata da E. Manhaeve e L. Cimaglia, in qualità di agenti, con domicilio eletto in Lussemburgo,

ricorrente,

contro

Repubblica italiana, rappresentata da G. Palmieri, in qualità di agente, assistita da M. Russo, avvocato dello Stato, con domicilio eletto in Lussemburgo,

convenuta,

LA CORTE (Decima Sezione),

composta da E. Juhász (relatore), presidente di sezione, A. Rosas e D. Šváby, giudici,

avvocato generale: J. Kokott

cancelliere: A. Impellizzeri, amministratore

vista la fase scritta del procedimento e in seguito all’udienza del 23 gennaio 2014,

vista la decisione, adottata dopo aver sentito l’avvocato generale, di giudicare la causa senza conclusioni,

ha pronunciato la seguente

Sentenza

1 Con il suo ricorso, la Commissione europea chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana, avendo omesso di prendere le disposizioni necessarie per garantire che:

– gli agglomerati di Bareggio, Cassano d’Adda, Melegnano, Mortara, Olona Nord, Olona Sud, Robecco sul Naviglio, San Giuliano Milanese Est, San Giuliano Milanese Ovest, Seveso Sud, Trezzano sul Naviglio, Turbigo e Vigevano (Lombardia), aventi un numero di abitanti equivalenti (in prosieguo: gli «a.e.») superiore a 10 000 e scaricanti acque reflue urbane in acque recipienti considerate «aree sensibili» ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane (GU L 135, pag. 40), come modificata dal regolamento (CE) n. 1137/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008 (GU L 311, pag. 1; in prosieguo: la «direttiva 91/271»), siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane, conformemente all’articolo 3 di tale direttiva;

negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile (Friuli-Venezia Giulia), Bareggio, Broni, Calco, Cassano d’Adda, Casteggio, Melegnano, Mortara, Orzinuovi, Rozzano, San Giuliano Milanese Ovest, Seveso Sud, Somma Lombardo, Trezzano sul Naviglio, Turbigo, Valle San Martino, Vigevano, Vimercate (Lombardia), Pesaro, Urbino (Marche), Alta Val Susa (Piemonte), Nuoro (Sardegna), Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrasini (Sicilia), Courmayeur (Valle d’Aosta) e Thiene (Veneto), aventi un numero di a.e. superiore a 10 000, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente, conformemente all’articolo 4 della direttiva 91/271;

negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cividale del Friuli, Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Latisana Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile, San Vito al Tagliamento, Udine (Friuli-Venezia Giulia), Frosinone (Lazio), Francavilla Fontana, Monteiasi, Trinitapoli (Puglia), Dorgali, Nuoro, ZIR Villacidro (Sardegna) e Castellammare del Golfo I, Cinisi, Partinico, Terrasini e Trappeto (Sicilia), aventi un numero di a.e. superiore a 10 000 e scaricanti in acque recipienti considerate «aree sensibili» ai sensi della direttiva 91/271, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento più spinto di un trattamento secondario o equivalente, conformemente all’articolo 5 di detta direttiva, e

la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane realizzati per ottemperare ai requisiti fissati dagli articoli da 4 a 7 della direttiva 91/271 siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e che la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cividale del Friuli, Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Latisana Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile, San Vito al Tagliamento, Udine (Friuli-Venezia Giulia), Frosinone (Lazio), Bareggio, Broni, Calco, Cassano d’Adda, Casteggio, Melegnano, Mortara, Orzinuovi, Rozzano, San Giuliano Milanese Ovest, Seveso Sud, Somma Lombardo, Trezzano sul Naviglio, Turbigo, Valle San Martino, Vigevano, Vimercate (Lombardia), Pesaro, Urbino (Marche), Alta Val Susa (Piemonte), Francavilla Fontana, Monteiasi, Trinitapoli (Puglia), Dorgali, Nuoro, ZIR Villacidro (Sardegna), Castellammare del Golfo I, Cinisi, Partinico, Terrasini, Trappeto (Sicilia), Courmayeur (Valle d’Aosta) e Thiene (Veneto),

è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 3 e/o dell’articolo 4 e/o dell’articolo 5 nonché dell’articolo 10 della direttiva 91/271.

Contesto normativo

2 L’articolo 1 della direttiva 91/271 prevede quanto segue:

«La presente direttiva concerne la raccolta, il trattamento e lo scarico delle acque reflue urbane, nonché il trattamento e lo scarico delle acque reflue originate da taluni settori industriali.

Essa ha lo scopo di proteggere l’ambiente dalle ripercussioni negative provocate dai summenzionati scarichi di acque reflue».

3 L’articolo 2 di tale direttiva contiene in particolare le seguenti definizioni:

«1) “Acque reflue urbane”: acque reflue domestiche o il miscuglio di acque reflue domestiche, acque reflue industriali e/o acque meteoriche di dilavamento.

(…)

4) “Agglomerato”: area in cui la popolazione e/o le attività economiche sono sufficientemente concentrate così da rendere possibile la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane verso un impianto di trattamento di acque reflue urbane o verso un punto di scarico finale.

5) “Rete fognaria”: un sistema di condotte per la raccolta e il convogliamento delle acque reflue urbane.

6) “1 a.e. (abitante equivalente)”: il carico organico biodegradabile, avente una richiesta biochimica di ossigeno a 5 giorni (BOD5) di 60 g di ossigeno al giorno.

(…)

8) “Trattamento secondario”: trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo che in genere comporta il trattamento biologico con sedimentazioni secondarie, o un altro processo in cui vengano rispettati i requisiti stabiliti nella tabella 1 dell’allegato I.

9) “Trattamento appropriato”: il trattamento delle acque reflue urbane mediante un processo e/o un sistema di smaltimento che dopo lo scarico garantisca la conformità delle acque recipienti ai relativi obiettivi di qualità e alle relative disposizioni della presente direttiva e di altre direttive comunitarie pertinenti.

(…)».

4 L’articolo 3 della direttiva di cui trattasi così dispone:

«1. Gli Stati membri provvedono affinché tutti gli agglomerati siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane,

entro il 31 dicembre 2000 per quelli con un numero di abitanti equivalenti (a.e.) superiore a 15 000 e

– entro il 31 dicembre 2005 per quelli con numero di a.e. compreso tra 2 000 e 15 000.

Per le acque reflue urbane che si immettono in acque recipienti considerate “aree sensibili” ai sensi della definizione di cui all’articolo 5, gli Stati membri garantiscono che gli agglomerati con oltre 10 000 a.e. siano provvisti di reti fognarie al più tardi entro il 31 dicembre 1998.

Laddove la realizzazione di una rete fognaria non sia giustificata o perché non presenterebbe vantaggi dal punto di vista ambientale o perché comporterebbe costi eccessivi, occorrerà avvalersi di sistemi individuali o di altri sistemi adeguati che raggiungano lo stesso livello di protezione ambientale.

2. Le reti fognarie di cui al paragrafo 1 devono soddisfare i requisiti pertinenti dell’allegato I, sezione A. (…)».

5 L’articolo 4 della medesima direttiva è del seguente tenore:

«1. Gli Stati membri provvedono affinché le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente, secondo le seguenti modalità:

al più tardi entro il 31 dicembre 2000 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 15 000 a.e.;

– entro il 31 dicembre 2005 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con un numero di a.e. compreso tra 10 000 e 15 000;

(…)

3. Gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane descritti ai paragrafi 1 e 2 devono soddisfare i requisiti pertinenti previsti all’allegato I, sezione B. (…)

(…)».

6 L’articolo 5, paragrafi da 1 a 5, della direttiva 91/271 così dispone:

«1. Per conseguire gli scopi di cui al paragrafo 2, gli Stati membri individuano, entro il 31 dicembre 1993, le aree sensibili secondo i criteri stabiliti nell’allegato II.

2. Gli Stati membri provvedono affinché le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico in aree sensibili, ad un trattamento più spinto di quello descritto all’articolo 4 al più tardi entro il 31 dicembre 1998 per tutti gli scarichi provenienti da agglomerati con oltre 10 000 a.e.

3. Gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane descritti al paragrafo 2 devono soddisfare i pertinenti requisiti previsti dall’allegato I, sezione B. (…)

4. In alternativa, i requisiti stabiliti ai paragrafi 2 e 3 per i singoli impianti non necessitano di applicazione nelle aree sensibili in cui può essere dimostrato che la percentuale minima di riduzione del carico complessivo in ingresso a tutti gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane in quella determinata area è pari almeno al 75% per il fosforo totale e almeno al 75% per l’azoto totale.

5. Gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane situati all’interno dei bacini drenanti in aree sensibili e che contribuiscono all’inquinamento di tali aree, sono soggetti ai paragrafi 2, 3 e 4».

7 Ai sensi dell’articolo 10 di detta direttiva, «[g]li Stati membri provvedono affinché la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane realizzati per ottemperare ai requisiti fissati agli articoli da 4 a 7 siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali. La progettazione degli impianti deve tener conto delle variazioni stagionali di carico».

8 L’articolo 15, paragrafo 4, della medesima direttiva dispone che «[l]e informazioni raccolte dalle autorità competenti o dagli organismi abilitati conformemente alle disposizioni dei paragrafi 1, 2 e 3, sono conservate dallo Stato membro e comunicate alla Commissione entro sei mesi dalla data di ricevimento di un’apposita richiesta».

9 L’allegato I della direttiva 91/271, intitolato «Requisiti relativi alle acque reflue urbane», fissa, nella sezione A, i requisiti essenziali che occorre rispettare per quanto riguarda le reti fognarie e l’allegato I, sezione B, a detta direttiva quelli da soddisfare per quanto concerne gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, immessi in acque recipienti. In particolare, l’allegato I, sezione B, punto 1, della citata direttiva dispone che la progettazione o la modifica degli impianti di trattamento delle acque reflue va effettuata in modo da poter prelevare campioni rappresentativi sia delle acque reflue in arrivo sia dei liquami trattati, prima del loro scarico nelle acque recipienti. Per quanto riguarda gli impianti di trattamento le cui dimensioni corrispondono a un numero di a.e. compreso tra 10 000 e 49 999, l’allegato I, sezione D, punto 3, della medesima direttiva fissa in 12 il numero minimo di campioni da raccogliere a intervalli regolari nel corso di un anno intero, mentre questo numero sale a 24 per anno per gli impianti di trattamento di dimensioni superiori. A norma dell’allegato I, sezione B, punto 2, della direttiva 91/271, gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane, sottoposti a trattamento ai sensi degli articoli 4 e 5 della medesima, devono soddisfare ai requisiti figuranti nella tabella 1, la quale contiene i valori massimi di concentrazione e le percentuali minime di riduzione in funzione di determinati parametri. Tra questi parametri sono compresi, segnatamente, la richiesta biochimica di ossigeno (BOD5 a 20 °C) senza nitrificazione e la richiesta chimica di ossigeno (COD). L’allegato I, sezione B, punto 3, di questa direttiva prevede che gli scarichi degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane in talune aree sensibili soggette ad eutrofizzazione, quali individuate nell’allegato II, sezione A, lettera a), devono inoltre soddisfare i requisiti figuranti nella tabella 2, dove sono indicati i valori massimi di concentrazione e le percentuali minime di riduzione per quanto concerne il fosforo e l’azoto.

Fase precontenziosa

10 Conformemente all’articolo 15, paragrafo 4, della direttiva 91/271, la Commissione ha invitato il governo italiano, con lettera del 29 maggio 2007, a fornire, entro sei mesi, informazioni dettagliate riguardo all’attuazione di detta direttiva in Italia.

11 La Commissione sostiene di aver ricevuto la risposta del governo italiano con notevole ritardo rispetto al termine da essa indicato e che tale risposta non riguardava l’intero territorio nazionale, bensì solo una parte del medesimo e riportava dati basati sul sistema informativo geografico (SIG) risultati alquanto imprecisi. La Commissione ha giudicato, nel complesso, insufficienti le informazioni ad essa pervenute al fine di consentirle di condurre un’accurata analisi circa il rispetto delle disposizioni della direttiva negli agglomerati italiani con un numero di a.e. superiore a 10 000, che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili o nei relativi bacini drenanti.

12 In esito all’esame di queste informazioni e di quelle raccolte dai suoi stessi servizi, la Commissione è giunta così alla conclusione che la Repubblica italiana era venuta meno agli obblighi previsti dagli articoli da 3 a 5 e 10 della direttiva 91/271 in un numero assai elevato di agglomerati con un numero di a.e. superiore a 10 000, che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili o nei relativi bacini drenanti, e che essa inoltre seguitava a violare sistematicamente tali disposizioni.

13 Di conseguenza, il 26 giugno 2009 la Commissione ha inviato al governo italiano una lettera di diffida, invitandolo a presentare le sue osservazioni entro due mesi dalla ricezione della suddetta lettera.

14 Unitamente alla lettera di diffida, la Commissione ha trasmesso alle autorità italiane un elenco di 525 agglomerati con un numero di a.e. superiore a 10 000, che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili o nei relativi bacini drenanti, in relazione ai quali detta istituzione riteneva che la direttiva 91/271 fosse applicata scorrettamente, sotto diversi profili, a parecchi anni di distanza dalla scadenza del termine stabilito per l’attuazione delle specifiche disposizioni cui sono soggetti siffatti agglomerati, ovvero il 31 dicembre 1998.

15 A questo proposito la Commissione sottolineava, in particolare, che i 525 agglomerati da essa menzionati fossero solo una parte degli agglomerati italiani che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili, dato che le informazioni fornite dalle autorità italiane non erano complete.

16 Il governo italiano ha risposto a detta lettera di diffida con una dettagliata nota di analisi, datata 27 ottobre 2009, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, e con un CD-ROM che faceva seguito immediatamente alla stessa, inoltrato in data 29 ottobre 2009.

17 Nella sua risposta, il ministero competente ha ammesso che i dati presentati fossero incompleti e che sussistessero effettivamente varie situazioni di non conformità in relazione alle quali il governo italiano aveva soltanto intrapreso le iniziative necessarie, o addirittura aveva semplicemente programmato le misure da adottare per porre rimedio a tali situazioni.

18 In esito all’esame delle informazioni fornite dal governo italiano nella sua risposta, la Commissione ha ritenuto che numerosi agglomerati con un numero di a.e. superiore a 10 000, che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili o nei relativi bacini drenanti, non fossero conformi agli obblighi previsti dagli articoli da 3 a 5 e 10 della direttiva 91/271.

19 Di conseguenza, la Commissione ha trasmesso al governo italiano, con lettera del 20 marzo 2011, un parere motivato emesso ai sensi dell’articolo 258, primo comma, TFUE e ha invitato la Repubblica italiana ad adottare i provvedimenti necessari per conformarsi a tale parere motivato nel termine di due mesi dalla sua ricezione.

20 Il parere motivato era corredato di un elenco di 159 agglomerati aventi un numero di a.e. superiore a 10 000, che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili o nei loro bacini drenanti, i quali, alla luce dei dati disponibili, non apparivano conformi alle pertinenti disposizioni della direttiva 91/271.

21 Il governo italiano ha risposto agli addebiti formulati nel parere motivato con una nota datata 27 luglio 2011, proveniente dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla quale era allegata una nuova nota d’analisi dettagliata del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare.

22 Nei documenti forniti in risposta al parere motivato, la Repubblica italiana operava ulteriori ridefinizioni degli agglomerati da esaminare, che riducevano a 153 il numero totale degli stessi, e descriveva i progressi ottenuti nei diversi agglomerati in materia di reti fognarie, trattamento secondario e trattamento terziario.

23 In seguito all’analisi svolta dalla Commissione sulla base delle informazioni ottenute in risposta al parere motivato, detta istituzione ha concluso che, nell’insieme degli agglomerati italiani menzionati nel parere motivato come aventi un numero di a.e. superiore a 10 000, che scaricano le loro acque reflue urbane in aree sensibili, essa disponeva già, per 50 fra di essi, di prove sufficienti di non conformità alle pertinenti disposizioni della direttiva 91/271 alla data di scadenza del termine impartito per la risposta.

24 Di conseguenza, la Commissione ha deciso di proporre il presente ricorso ai sensi dell’articolo 258 TFUE.

Sul ricorso

25 Con il presente ricorso, la Commissione chiede alla Corte di dichiarare che la Repubblica italiana, non avendo garantito la raccolta e il trattamento delle acque reflue urbane scaricate in aree sensibili di diversi agglomerati con un numero di a.e. superiore a 10 000, è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 3 e/o dell’articolo 4 e/o dell’articolo 5 nonché dell’articolo 10 della direttiva 91/271.

26 Nel suo ricorso, la Commissione sostiene che la Repubblica italiana non ha rispettato gli obblighi ad essa incombenti per quanto riguarda 50 agglomerati. Tuttavia, in sede di replica, quest’istituzione ha rinunciato alla censura relativa alla violazione degli articoli da 3 a 5 e 10 della direttiva 91/271 per quanto concerne gli agglomerati di San Vito al Tagliamento (Friuli-Venezia Giulia), Bareggio, Cassano d’Adda, San Giuliano Milanese Ovest, Seveso Sud, Somma Lombardo, Turbigo, Vimercate (Lombardia) e Monteiasi (Puglia).

27 Inoltre, la Commissione ritiene che non occorra più perseguire la Repubblica italiana per violazione dell’articolo 4 della direttiva 91/271 per gli agglomerati di Aviano Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons e Sacile (Friuli-Venezia Giulia).

28 Viceversa, la Commissione conferma le sue censure per quanto concerne gli altri 41 agglomerati indicati nel suo ricorso.

29 Occorre rilevare che la Repubblica italiana, il giorno dell’udienza, non nega più l’inadempimento che le è addebitato per 36 agglomerati sui 41 ancora oggetto del contendere. Viceversa, questo Stato membro ritiene che gli agglomerati di Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Latisana Capoluogo, Sacile (Friuli-Venezia Giulia), Dorgali (Sardegna) e Partinico (Sicilia) dispongano di reti fognarie e di impianti di trattamento delle acque reflue conformi alle disposizioni della direttiva 91/271.

30 A sostegno della sua difesa, la Repubblica italiana fa riferimento ad alcune analisi di controllo condotte sugli scarichi degli impianti di trattamento di detti agglomerati. Occorre però rilevare, come riconosciuto dalla Repubblica italiana in udienza, che queste analisi sono successive alla scadenza del termine previsto nel parere motivato del 20 marzo 2011.

31 Occorre a tal riguardo ricordare che, secondo costante giurisprudenza della Corte, l’esistenza di un inadempimento dev’essere valutata in relazione alla situazione dello Stato membro quale si presentava alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato e che i mutamenti avvenuti in seguito non possono essere presi in considerazione dalla Corte (sentenza Commissione/Francia, C-23/13, EU:C:2013:723, punto 21 e giurisprudenza ivi citata). Ebbene, è pacifico che, alla data di scadenza del termine fissato nel parere motivato, la Repubblica italiana non aveva adottato le misure necessarie al fine di osservare gli obblighi ad essa incombenti in forza delle disposizioni della direttiva 91/271.

32 Ciò posto, il ricorso della Commissione va considerato fondato.

33 Di conseguenza, occorre dichiarare che la Repubblica italiana, avendo omesso di prendere le disposizioni necessarie per garantire che:

– gli agglomerati di Melegnano, Mortara, Olona Nord, Olona Sud, Robecco sul Naviglio, San Giuliano Milanese Est, Trezzano sul Naviglio e Vigevano (Lombardia), aventi un numero di a.e. superiore a 10 000 e scaricanti acque reflue urbane in acque recipienti considerate «aree sensibili» ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 91/271, siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane, conformemente all’articolo 3 di tale direttiva;

negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado (Friuli-Venezia Giulia), Broni, Calco, Casteggio, Melegnano, Mortara, Orzinuovi, Rozzano, Trezzano sul Naviglio, Valle San Martino, Vigevano (Lombardia), Pesaro, Urbino (Marche), Alta Val Susa (Piemonte), Nuoro (Sardegna), Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrasini (Sicilia), Courmayeur (Valle d’Aosta) e Thiene (Veneto), aventi un numero di a.e. superiore a 10 000, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente, conformemente all’articolo 4 della direttiva 91/271;

negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cividale del Friuli, Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Latisana Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile, Udine (Friuli-Venezia Giulia), Frosinone (Lazio), Francavilla Fontana, Trinitapoli (Puglia), Dorgali, Nuoro, ZIR Villacidro (Sardegna) e Castellammare del Golfo I, Cinisi, Partinico, Terrasini e Trappeto (Sicilia), aventi un numero di a.e. superiore a 10 000 e scaricanti in acque recipienti considerate «aree sensibili» ai sensi della direttiva 91/271, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento più spinto di un trattamento secondario o equivalente, conformemente all’articolo 5 di detta direttiva, e

la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane realizzati per ottemperare ai requisiti fissati dagli articoli da 4 a 7 della direttiva 91/271 siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e che la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cividale del Friuli, Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Latisana Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile, Udine (Friuli-Venezia Giulia), Frosinone (Lazio), Broni, Calco, Casteggio, Melegnano, Mortara, Orzinuovi, Rozzano, Trezzano sul Naviglio, Valle San Martino, Vigevano (Lombardia), Pesaro, Urbino (Marche), Alta Val Susa (Piemonte), Francavilla Fontana, Trinitapoli (Puglia), Dorgali, Nuoro, ZIR Villacidro (Sardegna), Castellammare del Golfo I, Cinisi, Partinico, Terrasini, Trappeto (Sicilia), Courmayeur (Valle d’Aosta) e Thiene (Veneto),

è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 3 e/o dell’articolo 4 e/o dell’articolo 5 nonché dell’articolo 10 della direttiva 91/271.

Sulle spese

34 A norma dell’articolo 138, paragrafo 1, del regolamento di procedura della Corte, la parte soccombente è condannata alle spese se ne è stata fatta domanda. Poiché la Commissione ne ha fatto domanda, la Repubblica italiana, rimasta soccombente, dev’essere condannata alle spese.

Per questi motivi, la Corte (Decima Sezione) dichiara e statuisce:

1) La Repubblica italiana, avendo omesso di prendere le disposizioni necessarie per garantire che:

– gli agglomerati di Melegnano, Mortara, Olona Nord, Olona Sud, Robecco sul Naviglio, San Giuliano Milanese Est, Trezzano sul Naviglio e Vigevano (Lombardia), aventi un numero di abitanti equivalenti superiore a 10 000 e scaricanti acque reflue urbane in acque recipienti considerate «aree sensibili» ai sensi dell’articolo 5, paragrafo 1, della direttiva 91/271/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1991, concernente il trattamento delle acque reflue urbane, come modificata dal regolamento (CE) n. 1137/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2008, siano provvisti di reti fognarie per le acque reflue urbane, conformemente all’articolo 3 di tale direttiva;

– negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado (Friuli-Venezia Giulia), Broni, Calco, Casteggio, Melegnano, Mortara, Orzinuovi, Rozzano, Trezzano sul Naviglio, Valle San Martino, Vigevano (Lombardia), Pesaro, Urbino (Marche), Alta Val Susa (Piemonte), Nuoro (Sardegna), Castellammare del Golfo I, Cinisi, Terrasini (Sicilia), Courmayeur (Valle d’Aosta) e Thiene (Veneto), aventi un numero di abitanti equivalenti superiore a 10 000, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento secondario o ad un trattamento equivalente, conformemente all’articolo 4 della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008;

– negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cividale del Friuli, Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Latisana Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile, Udine (Friuli-Venezia Giulia), Frosinone (Lazio), Francavilla Fontana, Trinitapoli (Puglia), Dorgali, Nuoro, ZIR Villacidro (Sardegna) e Castellammare del Golfo I, Cinisi, Partinico, Terrasini e Trappeto (Sicilia), aventi un numero di abitanti equivalenti superiore a 10 000 e scaricanti in acque recipienti considerate «aree sensibili» ai sensi della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008, le acque reflue urbane che confluiscono in reti fognarie siano sottoposte, prima dello scarico, ad un trattamento più spinto di un trattamento secondario o equivalente, conformemente all’articolo 5 di detta direttiva, e

– la progettazione, la costruzione, la gestione e la manutenzione degli impianti di trattamento delle acque reflue urbane realizzati per ottemperare ai requisiti fissati dagli articoli da 4 a 7 della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008, siano condotte in modo da garantire prestazioni sufficienti nelle normali condizioni climatiche locali e che la progettazione degli impianti tenga conto delle variazioni stagionali di carico negli agglomerati di Pescasseroli (Abruzzi), Aviano Capoluogo, Cividale del Friuli, Codroipo/Sedegliano/Flaibano, Cormons, Gradisca d’Isonzo, Grado, Latisana Capoluogo, Pordenone/Porcia/Roveredo/Cordenons, Sacile, Udine (Friuli-Venezia Giulia), Frosinone (Lazio), Broni, Calco, Casteggio, Melegnano, Mortara, Orzinuovi, Rozzano, Trezzano sul Naviglio, Valle San Martino, Vigevano (Lombardia), Pesaro, Urbino (Marche), Alta Val Susa (Piemonte), Francavilla Fontana, Trinitapoli (Puglia), Dorgali, Nuoro, ZIR Villacidro (Sardegna), Castellammare del Golfo I, Cinisi, Partinico, Terrasini, Trappeto (Sicilia), Courmayeur (Valle d’Aosta) e Thiene (Veneto),

è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in forza dell’articolo 3 e/o dell’articolo 4 e/o dell’articolo 5 nonché dell’articolo 10 della direttiva 91/271, come modificata dal regolamento n. 1137/2008.

2) La Repubblica italiana è condannata alle spese.

Firme”

Ri-dissequestrato il porto di Castellammare ri-ri-ri-ri-ri-ri-prendono i lavori

La ripresa dei lavori per la messa in sicurezza del porto di Castellammare è una notizia che ci riempie di gioia. Le indagini della Procura della Repubblica di Trapani ovviamente proseguono ma il dissequestro del cantiere consente di mettere in sicurezza le opere già realizzate. Vogliamo un porto sicuro e, nel ringraziare la Magistratura per il dissequestro, avvenuto in tempi celeri, ed il Prefetto di Trapani, Dottor Stefano Trotta, per l’interessamento, ribadiamo la nostra collaborazione e fiducia agli inquirenti per il prosieguo delle indagini”, questo quanto dichiarato dal sindaco Marzio Bresciani, appresa la notizia del dissequestro del cantiere.disse dopo il primo parziale dissequestro del luglio 2010 il sindaco dell’epoca Ingegnere Marzio Bresciani.

Ma passò un giorno e passò un altro e il prode Anselmo* continuò a non tornare per non essersi accorto che nell’elmo c’era in fondo un forellin.

Oggi 29 novembre 2013 apprendiamo da uno “status” della pagina facebook del sindaco “Nicola Coppola per Castellammare” che le aree sono stati ri-dissequestrate e che ri-ri-ri-ri-ri-ri-prendono i lavori:

UNA ATTESA POSITIVA NOTIZIA CHE PUO’ CAMBIARE IL FUTURO DI CASTELLAMMARE

Il sindaco Nicolò Coppola ha il piacere di comunicare alla cittadinanza tutta che la Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Trapani, con una nota del 28 Novembre 2013, ha disposto il dissequestro e la restituzione all’avente diritto degli accropodi e delle aree in sequestro, relative al cantiere per la messa in sicurezza del porto di Castellammare del Golfo, attualmente fino ad oggi in stato di sequestro, delegando la tenenza della Guardia di Finanza di Alcamo, alle procedure di esecuzione, con facoltà di sub-delega, per permettere al Responsabile del Genio Civile di Trapani del C.T. ing Angelo Infantino, le più idonee modalità di ripresa dei lavori portuali nella loro più ampia interezza.
Una notizia di grande positività che, come dichiarato dal Sindaco, può dare vigore, energia e ripresa alle attività infrastrutturali del territorio. A puro titolo di cronaca la vicenda in oggetto, annosa e per molto tempo in stato di stallo, inizia con un verbale di sequestro del 7 Maggio 2010.
Le lunghe attività, necessarie, dovute e delicate da parte della Procura della Repubblica di Trapani, hanno di fatto bloccato i lavori paralizzando un settore produttivo della nostra città.
Finalmente i lavori del porto ripartono, con la gioia del Sindaco , di tutta l’ amministrazione comunale, di tutta la Città di Castellammare, delle imprese e dei lavoratori interessati“.

Anche noi ne siamo contenti, per quanto visti i tempi e la storia recente della realizzazione di opere pubbliche di questo tipo in questo territorio, (vedi lavori del porto di Balestrate nonchè di questo di Castellammare), per esultare attenderemo pazientemente il collaudo delle opere.
Anche perchè vorremmo essere sicuri che l’elmo del prode Anselmo fosse stato nel frattempo riparato.

* Nota su “La partenza del crociato”, ovvero “Il prode Anselmo” di Giovanni Visconti Venosta (1856)

Passa un giorno, passa l’altro
Mai non torna il prode Anselmo,
Perché egli era molto scaltro
Andò in guerra e mise l’elmo…”

Mise l’elmo sulla testa
Per non farsi troppo mal
E partì la lancia in resta
A cavallo d’un caval.

La sua bella che abbracciollo
Gli diè un bacio e disse: Va!
E poneagli ad armacollo
La fiaschetta del mistrà.

Poi, donatogli un anello
Sacro pegno di sua fé,
Gli metteva nel fardello
Fin le pezze per i piè.

Fu alle nove di mattina
Che l’Anselmo uscia bel, bel,
Per andare in Palestina
A conquidere l’Avel.

Né per vie ferrate andava
Come in oggi col vapor,
A quei tempi si ferrava
Non la via ma il viaggiator.

La cravatta in fer battuto
E in ottone avea il gilè,
Ei viaggiava, è ver, seduto
Ma il cavallo andava a piè.

Da quel dì non fe’ che andare,
Andar sempre, andare andar…
Quando a piè d’un casolare
Vide un lago, ed era il mar!

Sospettollo… e impensierito
Saviamente si fermò.
Poi chinossi, e con un dito
A buon conto l’assaggiò.

Come fu sul bastimento,
Ben gli venne il mal di mar,
Ma l’Anselmo in un momento
Mise fuori il desinar.

La città di Costantino
Nello scorgerlo tremò
Brandir volle il bicchierino
Ma il Corano lo vietò.

Pipe, sciabole, tappeti,
Mezze lune, jatagan,
Odalische, minareti,
Già imballati avea il Sultan.

Quando presso ai Salamini
Sete ria incominciò,
E l’Anselmo coi più fini
Prese l’elmo, e a bere andò.

Ma nell’elmo, il crederete?
C’era in fondo un forellin
E in tre dì morì di sete
Senza accorgersi il tapin.

Passa un giorno, passa l’altro,
Mai non torna il guerrier
Perch’egli era molto scaltro
Andò in guerra col cimier.

Col cimiero sulla testa.
Ma sul fondo non guardò
E così gli avvenne questa
Che mai più non ritornò.”

A Castellammare del Golfo c’è chi prima ha fatto e chi dopo invece se ne prende i meriti

Il che in quanto ad esempio di quel nuovo “stile” di cui si dice di volere improntare la propria attività amministrativa non sembra essere proprio il massimo.

I fatti.

Dalla relazione di fine mandato del Sindaco Marzio Bresciani dell’aprile 2013 possiamo apprendere l’eredità che l’amministrazione di Marzio Bresciani ha lasciato all’attuale amministrazione Coppola in termini di opere pubbliche appaltabili:

-Andranno invece in gara nel corso dell’anno :
-La realizzazione di Segnaletica Turistica e Cartellonistica stradale, progetto finanziato dall’Assessorato regionale al Turismo per 200.000,00 €. Si tratta di un progetto importante per il decoro del paese e per la sua fruibilità turistica.
-I Lavori di Riqualificazione Urbana del Centro Storico – II stralcio. Il progetto è stato finanziato per 1.298.600,00 € dall’Assessorato Regionale al Turismo.
Lavori di riqualificazione di Villa Margherita (oltre 1,2 milioni di euro);
-I lavori relativi agli edifici scolastici “L. Pirandello”, “G. Pitrè”, “G. Pascoli”, “G. Verga” (1,6 milioni di euro)
-I lavori di ristrutturazione di Torre Bennistra (805.000 euro)
-Il cimitero merita un discorso un pochino più lungo. Oltre la ristrutturazione della sezione XIII con fondi predisposti dalla Commissione Prefettizia, abbiamo programmato un riordino del Cimitero sia per ricavare spazi per altre tombe, sia per un fatto di semplice decoro. Si è completata l’anagrafe cimiteriale, si sono avviate le procedure di verifica delle sepolture e delle cappelle che risultano in
stato di abbandono. Si è dato l’avvio alla revoca dopo i termini di legge e si è fatto tutto il lavoro indispensabile per liberare quanti più posti possibile.
Si è dato, poi, il via alla realizzazione dei primi cento loculi; ne potranno essere costruiti anche 2000, in diverse fasi. secondo le necessità che si proporranno.
Sono state requisite poco meno di 100 sepolture gentilizie; le prime venti si stanno assegnando in questi giorni. Anche il problema dell’edificio appartenente alla Congregazione dei Sacerdoti è avviato a definitiva soluzione. I lavori al Cimitero continueranno per circa quattro anni, ma alla fine sarà finalmente un luogo decoroso e ben tenuto.
-Impianto fognario di Scopello (5 milioni di euro),
-Depuratore in caverna (18 milioni di euro). Ho lasciato per ultimo il depuratore perché la nuova ubicazione ed il suo costo sono frutto di una scelta politica meditata e, lasciatemelo dire, coraggiosa. Infatti non è stato semplice convincere tutti gli Enti interessati (ATO idrico, Ass.to Territorio, Agenzia acque e rifiuti, Ufficio di Programmazione e infine il Ministero dell’Ambiente)
che la maggiore spesa, triplicata rispetto al progetto di ristrutturazione del depuratore esistente, era indispensabile per non distruggere la nostra marina e l’area portuale, ripristinando un impianto assolutamente inadeguato.

Questo il comunicato stampa del 17 aprile 2012 che dava conto in particolare del finanziamento relativo ai lavori per la Villa Comunale:

Finanziati un milione e duecentocinquantanovemila euro per la villa Comunale

Un milione e duecentocinquantanovemila euro per la villa Comunale Regina Margherita. Il finanziamento è stato ottenuto dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Marzio Bresciani, dopo la firma di ieri, a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione siciliana, dell’accordo di programma che rientra nei Pist, Piani integrati di sviluppo territoriale. Il bando per i fondi europei era stato pubblicato nel 2009 e l’amministrazione comunale, tramite lo sportello Europa, aveva presentato il progetto riguardante il recupero della villa comunale e delle aree adiacenti, adesso incluso nella graduatoria e finanziato. Il progetto è dunque già cantierabile e dovrà essere realizzato entro il 2015. «Siamo davvero soddisfatti per aver ottenuto il finanziamento- dice il vicesindaco ed assessore ai Lavori Pubblici, Carlo Navarra, presente ieri, con il sindaco Marzio Bresciani, alla firma dell’accordo di programma-. Ci consentirà di muovere l’economia locale e senza alcuna spesa a carico delle casse comunali, potremo riqualificare la nostra villa, importante luogo di aggregazione, rendendola più accogliente per le famiglie, i giovani ed i tanti turisti che la visitano. I fondi a noi destinati, rappresentano un investimento europeo notevole che, grazie al progetto da noi presentato, migliora anche il nostro decoro urbano». Il progetto, si legge nella relazione che lo accompagna, intende recuperare e ammodernare la villa comunale “puntando alla valorizzazione degli spazi pubblici come elemento in grado di determinare lo sviluppo economico e produttivo nonché attivare un processo di tutela e valorizzazione del sistema ambientale. Inoltre mira a rilanciare il quartiere come importante luogo di vita economica, puntando soprattutto all’attrazione di investimenti e allo sviluppo dell’imprenditoria locale favorendo l’aumento dei livelli occupazionali”.
Comunicato Stampa n° 34 del 17 aprile 2012

Sotto invece il post sulla pagina istituzionale FaceBook del Sindaco Nicola Coppola, in cui una sorta di Sindaco Superman risponde ai rilievi di un turista sul degrado della Villa Comunale, secondo la seguente sequenza:

Stimolo —> Valutazione —> Comunicazione dell’immediato appalto

Insomma un amministratore più veloce della luce !

UNA DOVEROSA RISPOSTA AD UN TURISTA

L’ingegnere Pietro Giorgio, nel comunicarmi affettuosamente tramite mail, di avere trascorso una piacevole settimana da turista nella nostra città, ha sentito l’esigenza di darmi un suggerimento sulle condizioni non ottimali in cui degrada” Villa Margherita”, dal Corso Mattarella verso il mare. Tale educata proposizione, da parte del nostro simpatico turista, l’accetto ben volentieri e la uso come stimolo ad un immediata valutazione che mi porta a potere comunicare, nell’immediato, che sara’ fatto carico, da parte dell’amministrazione, un opera di trasformazione e abbellimento della villa stessa, con un appalto di lavori di euro 1250000,00(unmilioneduecentocinquanta). Cordialità.

Castellammare del Golfo, verso le elezioni amministrative (9): Facciamo il punto

Le ufficializzazioni delle due ultime candidature, Piero Russo e Nicola Coppola, che si vanno ad aggiungere a quelle di Salvatore Fundarò e di Maria Tesè, ed in attesa della candidatura espressione di un M5s, che appare al momento diviso ed incerto intorno alla candidatura di Domenico Barone, rendono sempre più chiaro il quadro dei candidati a Sindaco e degli schieramenti in campo alle amministrative 2013 del 9 e 10 giugno di Castellammare del Golfo.

Annunciata ieri, con un comunicato ufficiale, la candidatura di Piero Russo, già consigliere comunale ed assessore democristiano, poi berlusconiano, ed in ultimo capogruppo del Popolo della Libertà al Consiglio Provinciale, è ormai ufficiale.
A designarlo è stato un tavolo del centrodestra e di forze civiche attorno al quale si sono ritrovati oltre al PDL, la destra di Musumeci, L’UDC che fa riferimento all’On. Turano, il PDS dell’On. Giovanni Lo Sciuto ed esponenti della lista civica Castellammare Si.

Il senatore Antonio D’Alì, che lo sostiene, e in precedenza sostenitore del sindaco uscente Marzio Bresciani, come Piero Russo del resto, dice: “Sono molto lieto che attorno alla figura nota e stimata di Piero Russo, da sempre alfiere del Popolo della Libertà a Castellammare del Golfo, si sia coagulata una tensione politica e programmatica giovane, entusiasta e positiva, come si conviene in una fase di forte rinascita del rapporto tra cittadini e loro rappresentanti. Sono certo che Piero Russo e la sua squadra di assessori e consiglieri sapranno dare ai cittadini di Castellammare del Golfo le risposte importanti per il loro progredire economico e sociale”.

Prevista per domenica l’apertura della campagna elettorale. Bisognerà attendere i prossimi giorni per rendersi conto della forza di quest’area, in relazione alle liste ed al quadro delle candidature che riuscirà a mettere in campo.

In precedenza Nicola Coppola più volte assessore e sindaco democristiano di Castellammare del Golfo negli anni 80′ e 90′ e tra gli artefici del successo del sindaco Marzio Bresciani alle precedente elezioni amministrative aveva annunciato la propria candidatura sancita ufficialmente da un un documento firmato dai rappresentanti delle liste civiche a suo sostegno: Mimmo Bucca, Gaspare Canzoneri, Franco Galante e Salvo Bologna già candidato a sindaco per il Pd alle scorse amministrative.

Nicola Coppola sarà infatti sostenuto da cinque liste civiche: “Lavoro e Sviluppo”, “SiAmo Castellammare” “Udc-Castellammare democratica Unita”, “Turismo Castellammare” e Partito Democratico, una ampia coalizione che dovrebbe raccogliere, fra gli altri, i nove consiglieri comunali uscenti di Fli e Pdl.

Si fa sempre più stretto lo spazio per Maria Tesè e per la sua coalizione costituita dal vivace movimento locale “Cambiamenti” e da “Il Megafono” che fa riferimento al presidente della Regione Rosario Crocetta.

In frantumi un po’ tutti i partiti.

Il Pd, dalla pur limitata consistenza si divide in mille rivoli, in considerazione che anche il quarto candidato il medico Salvatore Fundarò, sostenuto da “Con Noi per Castellammare” e “Volare” vanta una certa vicinanza al Partito Democratico, e che anche “Il Megafono”, che sostiene Maria Tesè, è emanazione del Pd.

Il Pdl vede gran parte del suo ex gruppo consiliare schierato a sostegno di Nicola Coppola invece che a sostegno di Piero Russo.

L’area che un tempo faceva riferimento all’UDC è oggi divisa in tre tronconi a sostegno rispettivamente di Nicola Coppola, Piero Russo e Salvatore Fundarò.

Infine l’ultimo arrivato il Movimento Cinque Stelle, forte di una clamorosa affermazione alle ultime politiche in cui è risultato il primo partito con ben 2.783 voti, si dice abbia smarrito (o gli è stata rubata ?) la schedina e non sembra proprio possa passare all’incasso il 10 giugno.

*** Update

Si dice sia ufficiale che la candidata a Sindaco del M5S sarà Valentina Mattarella.

Castellammare del Golfo, verso le elezioni amministrative (8): Dell’amore e della morte !

Ovvero: Castellammare del Golfo come Euridice ?

Fioriscono nelle realtà locali che andranno al voto in Sicilia per rinnovare sindaci e consigli comunali, e tra queste Castellammare del Golfo, formazioni politiche che nel nome manifestano l’amore per le realtà locali in cui nascono e negli enunciati tentano, all’insegna del civismo, di cavalcare anchessi l’onda dell’antipolitica .
Così se a Custonaci nasce SìAMO Custonaci a sostegno della candidatura a Sindaco della città dei marmi dell’ingegnere Giuseppe Bica (persona non nuova alla politica), a Castellammare del Golfo si propone SìAmo Castellammare, lista civica che nasce dall’iniziativa di nove consiglieri comunali uscenti i quali vinte le elezioni del 2008 appoggiando entusiasticamente il sindaco Marzio Bresciani, in seguito lo hanno appoggiato in modo sempre meno convinto, fino a passare decisamente all’opposizione (a dimostrazione della bontà iniziale delle loro scelte) e che ora ritenendo di avere acquisito l’esperienza giusta nei passati cinque anni di mandato consiliare, si ripropongono per la rielezione nella certezza di sapere “ora” cosa fare per il futuro ed animati da tanto ma tanto amore per la nostra città.

Amore e morte: il mito di Orfeo ed Euridice

In greco i termini per dire Amore e Morte sono Eros e Thanatos tuttavia l’amore in Grecia era di volta in volta follia, mania, estasi, sofferenza, quasi sempre esperienza voluttuosa, da vivere o da rimpiangere e l’associazione fra amore e morte non è appartenuta, se non marginalmente, alla cultura greca.
La morte ed il conseguente desiderio di dissoluzione che traspare già nelle assai diffuse formule del tipo “mi fai morire!”, “ti amo da morire”, si legherà all’amore solo a partire dal Cinquecento, quando la danza macabra, malinconica e casta, propria fin li della morte, verrà trasformata in una lasciva danza erotica.
Vi è chi ha visto tuttavia nel mito di Orfeo, che scende negli inferi a pretendere la sua Euridice, una sorta di anticipazione del legame tra amore e morte, in quanto Orfeo, con la sua musica, con la sua vitalità e i suoi entusiasmi, porrebbe l’amore in contrapposizione alla morte e con tale consapevolezza scende nell’Ade a negoziare altri giorni di gioia tra se e l’amata già morta.
L’epilogo della storia è noto a tutti: Orfeo ottiene dagli dei degli inferi il permesso di resuscitare Euridice, a patto che non si giri a guardarla finché non saranno usciti dall’Ade, ma proprio sul limite Orfeo si gira e perde per sempre l’amata.

Perché Orfeo si gira ?

In una bella canzone dal titolo di “Euridice“, Roberto Vecchioni sulla scia del Cesare Pavese dei Dialoghi con Leucò spiega il voltarsi di Orfeo in modo non convenzionale, immaginando che ottenuto ciò che agognava Orfeo ora abbia paura che Euridice, dopo aver assaporato il freddo della morte non riesca più a scaldarsi al fuoco dell’amore, che sia insomma morta dentro, anche se apparentemente viva.

Ecco “morta dentro”, ma apparentemente viva, proprio come questa città, proprio come Castellammare del Golfo.

Euridice – Roberto Vecchioni

Morirò di paura
e venire là in fondo,
maledetto padrone
del tempo che fugge,
del buio e del freddo:
ma lei aveva vent’anni
e faceva l’amore,
e nei campi di maggio,
da quando è partita,
non cresce più un fiore …
E canterò,
stasera canterò,
tutte le mie canzoni canterò,
con il cuore in gola canterò:
e canterò la storia delle sue mani
che erano passeri di mare,
e gli occhi come incanti d’onde
scivolanti ai bordi delle sere;
e canterò le madri che
accompagnano i figli
verso i loro sogni,
per non vederli più, la sera,
sulle vele nere dei ritorni;
e canterò finché avrò fiato,
finché avrò voce di dolcezza e rabbia
gli uomini, segni dimenticati,
gli uomini, lacrime nella pioggia,
aggrappati alla vita che se ne va
con tutto il furore dell’ultimo bacio
nell’ultimo giorno dell’ultimo amore;
e canterò finché tu piangerai,
e canterò finché tu perderai,
e canterò finché tu scoppierai
e me la ridarai indietro.

Ma non avrò più la forza
di portarla là fuori,
perché lei adesso è morta
e là fuori ci sono la luce e i colori:
dopo aver vinto il cielo
e battuto l’inferno,
basterà che mi volti
e la lascio nella notte,
la lascio all’inverno…

e mi volterò
le carezze di ieri
mi volterò
non saranno mai più quelle
mi volterò
e nel mondo, su, là fuori
mi volterò
s’intravedono le stelle

mi volterò perché l’ho visto il gelo
che le ha preso la vita,
e io, io adesso, nessun altro,
dico che è finita;
e ragazze sognanti m’aspettano
a danzarmi il cuore,
perché tutto quello che si piange
non é amore.
e mi volterò perché tu sfiorirai,
mi volterò perché tu sparirai,
mi volterò perché già non ci sei
e ti addormenterai per sempre.

L’Inconsolabile
da Dialoghi con Leucò di Cesare Pavese

Il sesso, l’ebbrezza e il sangue richiamarono sempre il mondo sotterraneo e promisero a più d’uno beatitudini ctonie. Ma il tracio Orfeo, cantore, viandante nell’Ade e vittima lacerata come lo stesso Dionisio, valse di più.(Parlano Orfeo e Bacca).

Orfeo: E’ andata così. Salivamo il sentiero tra il bosco delle ombre. Erano già lontani Cocito, lo Stige, la barca, i lamenti. S’intravvedeva sulle foglie il barlume del cielo. Mi sentivo alle spalle il fruscìo del suo passo. Ma io ero ancora laggiù e avevo addosso quel freddo. Pensavo che un giorno avrei dovuto tornarci, che ciò ch’è stato sarà ancora. Pensavo alla vita con lei, com’era prima; che un’altra volta sarebbe finita. Ciò ch’è stato sarà. Pensavo a quel gelo, a quel vuoto che avevo traversato e che lei si portava nelle ossa, nel midollo, nel sangue. Valeva la pena di rivivere ancora? Ci pensai, e intravvidi il barlume del giorno. Allora dissi “Sia finita” e mi voltai. Euridice scomparve come si spegne una candela. Sentii soltanto un cigolìo, come d’un topo che si salva.

Bacca: Strane parole, Orfeo. Quasi non posso crederci. Qui si
diceva ch’eri caro agli dèi e alle muse. Molte di noi ti seguono
perché ti sanno innamorato e infelice. Eri tanto innamorato che – solo tra gli uomini – hai varcato le porte del nulla. No, non ci credo, Orfeo. Non è stata tua colpa se il destino ti ha tradito.

Orfeo: Che c’entra il destino. Il mio destino non tradisce. Ridicolo che dopo quel viaggio, dopo aver visto in faccia il nulla, io mi voltassi per errore o per capriccio.

Bacca: Qui si dice che fu per amore.

Orfeo: Non si ama chi è morto.

Bacca: Eppure hai pianto per monti e colline – l’hai cercata e chiamata – sei disceso nell’Ade. Questo cos’era?

Orfeo: Tu dici che sei come un uomo. Sappi dunque che un uomo non sa che farsi della morte. L’Euridice che ho pianto era una stagione della vita. Io cercavo ben altro laggiù che il suo amore. Cercavo un passato che Euridice non sa. L’ho capito tra i morti mentre cantavo il mio canto. Ho visto le ombre irrigidirsi e guardar vuoto, i lamenti cessare, Persefòne nascondersi il volto, lo stesso tenebroso-impassibile, Ade, protendersi come un mortale e ascoltare. Ho capito che i morti non sono più nulla.

Bacca: Il dolore ti ha stravolto, Orfeo. Chi non rivorrebbe il passato? Euridice era quasi rinata.

Orfeo: Per poi morire un’altra volta, Bacca. Per portarsi nel sangue l’orrore dell’Ade e tremare con me giorno e notte. Tu non sai cos’è il nulla.

Bacca: E così tu che cantando avevi riavuto il passato, l’hai respinto e distrutto. No, non ci posso credere.

Orfeo: Capiscimi, Bacca. Fu un vero passato soltanto nel canto. L’Ade vide se stesso soltanto ascoltandomi. Già salendo il sentiero quel passato svaniva, si faceva ricordo, sapeva di morte. Quando mi giunse il primo barlume di cielo, trasalii come un ragazzo, felice e incredulo, trasalii per me solo, per il mondo dei vivi. La stagione che avevo cercato era là in quel barlume. Non m’importò nulla di lei che mi seguiva. Il mio passato fu il chiarore, fu il canto e il mattino. E mi voltai.

Bacca: Come hai potuto rassegnarti, Orfeo? Chi ti ha visto al ritorno facevi paura. Euridice era stata per te un’esistenza.

Orfeo: Sciocchezze. Euridice morendo divenne altra cosa. Quell’Orfeo che discese nell’Ade, non era più sposo né vedovo. Il mio pianto d’allora fu come i pianti che si fanno da ragazzo e si sorride a ricordarli. La stagione è passata. Io cercavo, piangendo, non più lei ma me stesso. Un destino, se vuoi. Mi ascoltavo.

Bacca: Molte di noi ti vengon dietro perché credevano a questo tuo pianto. Tu ci hai dunque ingannate?

Orfeo: O Bacca, Bacca, non vuoi proprio capire? Il mio destino non
tradisce. Ho cercato me stesso. Non si cerca che questo.

Bacca: Qui noi siamo più semplici, Orfeo. Qui crediamo all’amore e alla morte, e piangiamo e ridiamo con tutti. Le nostre feste più gioiose sono quelle dove scorre del sangue. Noi, le donne di Tracia, non le temiamo queste cose.

Orfeo: Visto dal lato della vita tutto è bello. Ma credi a chi è stato tra i morti… Non vale la pena.

Bacca: Un tempo non eri così. Non parlavi del nulla. Accostare la morte ci fa simili agli dèi. Tu stesso insegnavi che un’ebbrezza travolge la vita e la morte e ci fa più che umani… Tu hai veduto la festa.

Orfeo: Non è il sangue ciò che conta, ragazza. Né l’ebbrezza né il sangue mi fanno impressione. Ma che cosa sia un uomo è ben difficile dirlo. Neanche tu, Bacca, lo sai.

Bacca: Senza di noi saresti nulla, Orfeo.

Orfeo: Lo dicevo e lo so. Ma poi che importa? Senza di voi sono disceso all’Ade…

Bacca: Sei disceso a cercarci.

Orfeo: Ma non vi ho trovate. Volevo tutt’altro. Che tornando alla luce ho trovato.

Bacca: Un tempo cantavi Euridice sui monti…

Orfeo: Il tempo passa, Bacca. Ci sono i monti, non c’è più Euridice. Queste cose hanno un nome, e si chiamano uomo. Invocare gli dèi della festa qui non serve.

Bacca: Anche tu li invocavi.

Orfeo: Tutto fa un uomo, nella vita. Tutto crede, nei giorni. Crede perfino che il suo sangue scorra alle volte in vene altrui. O che quello che è stato si possa disfare. Crede di rompere il destino con l’ebbrezza. Tutto questo lo so e non è nulla.

Bacca: Non sai che farti della morte, Orfeo, e il tuo pensiero è solo morte. Ci fu un tempo che la festa ci rendeva immortali.

Orfeo: E voi godetela la festa. Tutto è lecito a chi non sa ancora. E’ necessario che ciascuno scenda una volta nel suo inferno. L’orgia del mio destino è finita nell’Ade, finita cantando secondo i miei modi la vita e la morte.

Bacca: E che vuol dire che un destino non tradisce?

Orfeo: Vuol dire che è dentro di te, cosa tua; più profondo del sangue, di là da ogni ebbrezza. Nessun dio può toccarlo.

Bacca: Può darsi, Orfeo. Ma noi non cerchiamo nessuna Euridice. Com’è dunque che scendiamo all’inferno anche noi?

Orfeo: Tutte le volte che s’invoca un dio si conosce la morte. E si scende nell’Ade a strappare qualcosa, a violare un destino. Non si vince la notte, e si perde la luce. Ci si dibatte come ossessi.

Bacca: Dici cose cattive… Dunque hai perso la luce anche tu?

Orfeo: Ero quasi perduto, e cantavo. Comprendendo ho trovato me stesso.

Bacca: Vale la pena di trovarsi in questo modo? C’è una strada più semplice d’ignoranza e di gioia. Il dio è come un signore tra la vita e la morte. Ci si abbandona alla sua ebbrezza, si dilania o si vien dilaniate. Si rinasce ogni volta, e ci si sveglia come te nel giorno.

Orfeo: Non parlare di giorno, di risveglio. Pochi uomini sanno. Nessuna donna come te, sa cosa sia.

Bacca: Forse è per questo che ti seguono, le donne della Tracia. Tu sei per loro come il dio. Sei disceso dai monti. Canti versi di amore e di morte.

Orfeo: Sciocca. Con te si può parlare almeno. Forse un giorno sarai come un uomo.

Bacca: Purché prima le donne di Tracia…

Orfeo: Di’.

Bacca: Purché non sbranino il dio.

su Cesare Pavese ed i Dialoghi con Leucò vi consiglio questo saggio.

Castellammare del Golfo, verso le elezioni amministrative (3): L’importanza delle liste di sostegno

Detto dell’importanza del fattore “appartenenza politica” e del fattore “numero di concorrenti” in questo post si sottolineerà l’importanza di un terzo fattore non secondario per potere aspirare seriamente a concorrere con buone possibilità di successo alla carica di Sindaco, il fattore “quantità e qualità delle liste di sostegno“.
E’ intuitivo, ma utile sottolineare, che avere una lista di sostegno formata da venti candidati al consiglio comunale tutti o quasi con poche o nulle possibilità di essere eletti, non è un fattore favorevole e non è certo la medesima cosa di avere cinque liste con cento candidati, e nelle quali almeno venti-trenta tra questi si contendono con buone possibilità di successo la possibilità di essere eletti in consiglio comunale.
L’avere dalla propria parte tante persone sguinzagliate alla ricerca del voto per se stessi, solo nel caso di una fortissima presenza di voto disgiunto non determina un ovvio positivo trascinamento per il candidato collegato alle loro liste, di regola l’effetto trascinamento si ha e finisce per essere determinante.
Pertanto, a questo giro, rischiano di essere puniti dall’elettorato quei candidati a Sindaco che, vuoi per essere espressione di movimenti sulla cresta dell’onda per recenti ed esaltanti risultati, vuoi per essere espressione di movimenti costituiti da entusiasti aderenti sul territorio, pensassero di poter fare da soli, con una sola lista, in splendido isolamento ed ottusamente certi della propria forza.

A dimostrazione di ciò, nella precedente tornata elettorale il candidato che si classificò quarto fu il candidato Navarra Camillo (238 voti), sostenuto da una sola lista, quella di Rifondazione Comunista (218 voti), peraltro incompleta.
Al terzo posto si classificò Salvo Bologna (1.168 voti) sostenuto anche esso da una sola lista quella del PD (1.084 voti) anchessa incompleta ma di buona qualità.
Al secondo posto risultò Antonino Mistretta (2.062 voti) sostenuto da due liste una quella dell’MPA (872) e l’altra quella dell’UDC (700) risultate entrambe qualitativamente inferiori in quanto a corrispondenza al peso del candidato sindaco visto che venne a determinarsi uno scarto di 490 voti (2.062-1.572) tra quelli avuti dal candidato sindaco e quelli avuti dalle liste.
Il candidato vincitore del 2008, Marzio Bresciani (6.062 voti) ha potuto disporre di ben cinque liste, PDL (2.151 voti), Lavoro e sviluppo (1.515 voti), Castellammare democratica unita (1.178 voti), Bresciani sindaco (820 voti) e Socialdemocrazia (701 voti).
A seguire la composizione delle liste nel 2008:

Candidato sindaco: SALVO BOLOGNA

Lista PD

Rosario Bambina, Massimo Bonventre, Girolamo Caleca, Giovanni Cascio, Calogero Corbo, Sebastiano Cruciata, Salvatore Galante, Antonio Fundarò, Domenico Grassa, Giuseppe Maltese, Antonella Paratore, Giovanni Portuesi, Grazia Maria Sabella, Maria Tesè, Angela Giuseppa Aguanno, Girolamo Tarantola, Giuseppa Grimaldi.

Assessori designati: Ignazio Bica, Maria Grazia Filippazzo, Grazia Maria Stella.

Candidato sindaco: MARZIO BRESCIANI

Lista PDL

Vincenza Barone, Epifanio Bonventre, Domenico Bucca, Giovanni Ciufia, Liliana Maria Ignazia Crociata, Giuseppe Maria Crociata, Alessandra D’Aguanno, Giuseppe Di Legami, Leonardo Di Stefano, Valerio Duca, Pietro Ilardi, Camillo Sergio Impastato, Nicola Lentini, Salvatore Maiorana, Pietro Monticciolo, Vincenzo Palizzolo, Giovanni Pilara, Francesco Poma, Giuseppe Schiavo, Cecilia Vasile.

Lista civica Bresciani Sindaco

Mariano Asaro, Matteo Bongiovanni, Felice Buccellato, Francesco Caleca, Gaspare Caleca, Paola Ciaravino, Rosalia Como, Salvatore Como, Vito Di Stefano, Rosanna Fasulo, Roberto Filogamo, Giuseppe Fontana, Carlo Ligotti, Maria Lorito, Leonardo Mancuso, Fabio Giuseppe Mililli, Ivano Motisi, Oreste Orlando, Maria Giuseppa Pipitone.

Lista Psdi

Antonino Oliva, Cristian Aiello, Francesco Anselmo, Rosario Bonnino, Pasquale Barone, Daniela Blunda, Nazzareno Ciotti, Domenico Como, Gaspare Compagno, Vito D’Anna, Giuseppa Gerbino, Samantha Leone, Vito Milotta, Federico Mistretta, Rosario Pisciotta, Giuseppe Saccheri, Antonino Sottile, Bernardo Stabile, Vitalba Turrigiano, Andrea Marcello Tumbarello.

Lista Sviluppo e Lavoro

Epifanio Asaro, Antonio Buscemi, Piero Colomba, Antonio Como, Giacomo Curatolo, Sebastiano Cusenza, Mario Di Filippi, Leonello Di Gregorio, Roberto Di Stefano, Sebastiano Ferrarello, Francesco Foderà, Vincenza Fundarò, Girolamo Genna, Antonio Giovanni Mercadante, Salvatore Ippolito, Gaetano Miranda, Giovanni Battista Pizzo, Lorenzo Sciacca, Antonio Stabile, Annunziata Gisella Venezia.

Lista civica Castellammare democratica unita

Gaspare Canzonieri, Giuseppe Arena, Domenica Asaro, Nicola Di Bartolo, Alessandro Di Benedetto, Andrea Maggio, Santo Mattarella, Girolamo Melodia, Tommaso Notaro, Maurizio Paradiso, Michele Pellegrino, Antonio Russo, Salvatore Saraceno, Simone Scaraglino, Paolo Siliprandi, Giuseppe Stabile, Lucia Tedeschi, Alberto Manzo, Orsola Ventimiglia.

Assessori designati: Giuseppe Fundarò, Carlo Navarra, Antonietta Maniaci.

Candidato sindaco: ANTONINO MISTRETTA

Lista Mpa

Valentina Minore, Lorena Di Gregorio, Giuseppe Barone, Abderrazek Ben Rejeb, Alberto Calabrò, Saverio Cammisa, Luigi Vincenzo Castronovo, Silvestro Colomba, Sebastiano Cusenza, Tommaso Giaconia, Sebastiano Internicola, Domenico Leone, Vincenzo Ligotti, Giuseppe Mercadante, Giuseppe Norfo, Giuseppe Paduvano, Antonino Puma, Francesco Villarosa, Antonino Adragna, Francesco Milazzo.

Lista Udc

Silvana Gervasi, Giuseppa Valenti, Antonino Alagna, Vito Bonventre, Vito Buccellato, Salvatore Russo, Vito Marcello Cacciatore, Salvatore Carrara, Salvatore Colomba, Giovanni Cusenza, Francesco Ferrara, Paolo Lucchese, Antonino Navarra, Giuseppe Paduano, Sebastiano Sabadino, Antonella Sclafani, Pietro Turriciano.

Assessori designati: Rosaria Marchello, Savino Augugliaro, Franco Navarra, Tommaso Sclafani.

Candidato sindaco:CAMILLO NAVARRA (238)

Lista Rifondazione Comunista (218)

Camillo Navarra, Francesca Abitabile, Maria Rosa Baldo, Antonina Cascio, Maria Lorena Corso, Yanira Pinilla, Mariano Caleca, Giuseppe Caroddo, Giacomo Cascio, Matteo Coppola, Mariano Di Nicola, Eneas Ghioldi, Pietro Ilardi, Giuseppe Margagliotti, Salvatore Morsellino, Camillo Navarra, Leonardo Stellino, Vincenzo Vivona.

Assessori designati: Cathy La Torre, Mariangela Galante, Yanira Pinilla.

Castellammare del Golfo, verso le elezioni amministrative (2): Ancora a proposito di dati da cui partire

Continuando nella disanima dei fattori da considerare in questa lunga e convulsa fase che precede la presentazione delle candidature a Sindaco e delle liste per il rinnovo del Consiglio Comunale di Castellammare del Golfo, andremo a considerare altri fattori fondamentali per orientarsi nella comprensione di cosa finirà per determinare il risultato elettorale.

La più recente autocollocazione, in un’area politica piuttosto che in un’altra dell’elettorato e la conoscenza in termini quantitativi di tali aree dice già molto sulle scarse possibilità di vittoria di un candidato Sindaco che si collochi in un’area politica già in partenza minoritaria, ma non dice tutto.
Ancor meno dice nel caso l’area di collocazione politica del candidato Sindaco non sia già minoritaria in modo netto e/o sia trasversale agli schieramenti politici preesistenti.

Riassumendo i dati esposti già nel precedente post tali aree politiche attualmente valgono:

Area M5S                     – 2.783
Area dei berlusconiani – 2.625
Area centrosinistra      – 1.251
Area dei centristi          –    542
Area di sinistra             –    297
—–
7.498 voti

L’essere passati (causa un modesto decremento della popolazione) dal sistema elettorale con eventuale ballottagio, della precedente tornata amministrativa, al sistema elettorale con turno unico (è previsto ballottaggio soltanto laddove si verifichi una perfetta ed improbabile parità di voti) e le occasioni di manovra che offre ai candidati con un certo “mestiere” la possibilità di voto disgiunto, è da ritenere che risveglieranno le ambizioni di molti, moltiplicando il numero dei concorrenti alla carica di Sindaco.
Per alcuni concorrenti questo turno di amministrative sarà solo una buona occasione di esibizione delle proprie velleità politiche, per altri (tre – quattro) è da ritenere sarà una vera e propria sfida all’ultimo voto.

Allo stato delle cose non sappiamo quanti saranno i concorrenti, ma dato il sistema del turno unico, se tali concorrenti dovessero essere in numero di cinque, sei o più pur in presenza di un facilmente prevedibile incremento dei votanti rispetto alle recenti politiche stimabile tra i 1.000 e i 2.000 votanti e nella prevedibile assenza di un qualche candidato che si stacchi in modo netto dalla pletora dei concorrenti, in quanto a trasversalità, autorevolezza e diffusione del consenso tra i maggiorenti cittadini e nei gruppi di influenza collettiva, per come accaduto con Marzio Bresciani alle precedenti elezioni, è da ritenere che potrebbero bastare anche meno di tremila voti per primeggiare e diventare Sindaco di Castellammare.

Per rinfrescare la memoria si ricorda che alle precedenti elezioni amministrative i risultati dei singoli candidati furono questi:

Bresciani Marzio                – 6.062
Mistretta Antonino               – 2.062
Bologna Antonio Salvatore – 1.168
Navarra Camillo                  –   238
—–
9.530 voti

Castellammare del Golfo, in materia di mafia il Sindaco e la giunta intendono fare sul serio

… ed il consiglio comunale ?

Il sindaco e la giunta con un apposito atto deliberativo hanno fissato “motu proprio” un importante principio in materia di amministrazione della cosa pubblica ed indagini di mafia, che non si possa cio’è essere coinvolti a qualsiasi titolo in indagini di mafia e nel contempo continuare a rivestire il ruolo di amministratori della cosa pubblica.

Questo il comunicato che ne da notizia:

Il sindaco e gli assessori si impegnano a dimettersi in caso di indagini per reati di mafia.

Importante e significativa delibera dell’amministrazione comunale: il sindaco Marzio Bresciani e gli assessori del Comune di Castellammare del Golfo, con una delibera approvata il 4 luglio “si impegnano a rassegnare le proprie dimissioni, ove venissero a conoscenza di essere indagati per reati di mafia”. Con la delibera “il sindaco e gli assessori intendono allontanare dalla istituzione ogni disagio e sospetto e dimostrare trasparenza e disinteresse personale a permanere, pur se indagati, nell’incarico anche nelle ipotesi in cui ciò sia consentito dalla normativa in materia. Pertanto per assicurare esemplarità e onorabilità, il sindaco e gli assessori procederanno a rassegnare le proprie dimissioni ove venissero a conoscenza di essere indagati per reati di mafia”. La delibera è stata votata il 4 luglio e resa di immediata esecuzione perché “in ogni Comune devono sempre albergare legalità e trasparenza oltre che integrità in capo ad ogni amministratore comunale per un sereno vivere sociale ed un ottimale operato amministrativo”. Gli amministratori considerano opportuno che “alle iniziative legislative nazionali e regionali volte a contrastare il fenomeno mafioso, si accompagnino anche, da parte degli amministratori, comportamenti che preservino le istituzioni da sospetti e disagi, particolarmente rilevanti qualora un amministratore sia soggetto ad indagini giudiziarie relative a reati di mafia, anche se non ancora pervenute a rinvio a giudizio o a misure restrittive della libertà personale”.

Si tratta di un gesto concreto, di particolare rilievo, in una realtà quale Castellammare del Golfo, ma il cui significato ed i cui effetti sul piano del costume amministrativo non mancheranno di produrre frutti anche nelle altre realtà locali, in cui operano forti e radicate consorterie mafiose.

Ora si auspica altrettanta risolutezza da parte del Consiglio Comunale che non ha affatto brillato in materia.

Castellammare del Golfo: Bresciani vs. D’Alì ?

Mafia e politica: rito abbreviato per il senatore Pdl Antonio D’Alì

di Rino Giacalone – 11 maggio 2012

Si è conclusa oggi in Tribunale a Palermo la lunga fase della discussione sulla richiesta di rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa dell’ex sottosegretario all’Interno Antonio D’Alì, parlamentare trapanese, berlusconiano della prima ora, oggi presidente della commissione Ambiente del Senato. Il gup, giudice Francolini, ha deciso di accogliere la richiesta avanzata dalla difesa del parlamentare, avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino, di procedere a processare il senatore con il rito abbreviato.

La Procura antimafia di Palermo non si è opposta, i pubblici ministeri sono i sostituti procuratori Paolo Guido e Andrea Tarondo. In sostanza il giudizio verrà espresso, dopo che le parti discuteranno, sulla base della documentazione che è già entrata nel fascicolo dell’udienza preliminare, oltre un centinaio di faldoni. Prima udienza il 5 ottobre. Il resto delle udienze verranno svolte in modo ravvicinato, entro la fine del 2012 potrebbe esserci la decisione del giudice. In caso di condanna, la pena verrà ridotta di un terzo, considerata la scelta del rito alternativo, ma la difesa del politico è certa che per le prove a discolpa il pronunciamento sarà quello dell’assoluzione.

Una vicenda che arriva ai giorni nostri ma che risale a tantissimi anni addietro. Quando la famiglia dei potenti mafiosi di Castelvetrano Messina Denaro faceva da campiere con i suoi potenti uomini, don Ciccio e Matteo, nei terreni dei D’Alì. Uno di questi appezzamenti risulta venduto dai D’Alì ai Messina Denaro, ma si tratterebbe di una vendita che avrebbe permesso alla mafia una operazione di riciclaggio per 300 milioni di vecchie lire, soldi che i D’Alì avrebbero restituito ai Messina Denaro, proprio a Matteo, l’attuale super latitante della mafia trapanese. Un intreccio che secondo l’accusa ancora oggi continua a produrre effetti, a maggior ragione perché oggi c’è una mafia che è diventata impresa e per la Dda di Palermo il senatore D’Alì sarebbe stato “garante” di tutta una serie di affari tra mafia, politica e impresa.

Il nome del senatore D’Alì è stata una costante nelle indagini antimafia più recenti. La cosiddetta mafia borghese, quella che ha “comandato” su Trapani e la provincia è finita spesso associata alla sua persona. Lui è uscito dal silenzio protestando perché continuamente il suo nome viene accomunato a “malefatte” e “complotti”. Addirittura raccontati anche dall’ex moglie del parlamentare, la signora Picci Aula che però ha a suo tempo smentito alcune delle dichiarazioni riportate da un quotidiano nazionale, anche se chiamata poi davanti ai pm qualcosa l’ha dovuta ammettere sugli stretti rapporti tra l’ex marito e i mafiosi belicini.

Dentro al faldone processuale vi sono le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, si legge di appalti e campagne elettorali, di rapporti con imprenditori discussi come il valdericino Tommaso Coppola, condannato per mafia e appalti, o Francesco Morici uno degli indagati in un maxi filone di lavori pubblici finiti in mane mafiose. Un altro dei capitoli di indagine è quello relativa alla “cricca” che si sarebbe realizzata ai tempi dei lavori preliminari per rendere il porto di Trapani adeguato ad accogliere nel 2005 le barche a vela della Coppa America. Lì la mafia, lo dicono sentenze passate in giudicato, si infiltrò con le proprie forniture. Cemento, ferro, inerti. Propedeutica a non avere intralci sarebbe stata l’azione contestata anche al senatore D’Alì di avere “spinto” nel 2003 perché andasse via l’allora prefetto Fulvio Sodano, al suo posto giunse l’ex questore di Roma, Giovanni Finazzo che con D’Alì si mostrava apertamente come grande “amicone”. Il contrasto tra D’Alì e Sodano ci sarebbe stato all’epoca dell’intervento della prefettura a favore dell’azienda confiscata alla mafia Calcestruzzi Ericina.

“Sono una persona onesta e per bene – si difende D’Alì – Non avrei mai immaginato che a stabilire ciò dovrà essere il giudizio di un tribunale, oltre quello dei cittadini, che mi conforta, da sempre e con diverse espressioni manifestatomi. Ma va bene anche così”.
?Il processo ha visto la costituzione come parti offese di alcune associazioni, quelle antiracket di Alcamo, Marsala, Mazara, Castellammare, del centro Pio La Torre, dell’associazione Libera. Solo per due il gup ha già dichiarato l’ammissione, sostanzialmente c’è anche per le altre e però alla prima udienza del rito abbreviato, il 5 ottobre, dovranno completare la produzione documentale a dimostrare le titolarità delle proposte costituzioni. Non è un processo qualsiasi – dice l’avv. Enza Rando che rappresenta l’associazione Libera – è un processo che punta a difendere la dignità dello Stato, la credibilità dello Stato, per questo c’è Libera perché è noto il suo impegno a difesa dei cittadini, che sono il vero Stato, “noi” cittadini”. L’attenzione di Libera è puntata sulla gestione dei beni confiscati. Tra le accuse al senatore D’Alì ci sarebbe quella di non avere gradito l’azione del prefetto Fulvio Sodano a favore di uno dei beni confiscati alla mafia più importante della provincia di Trapani, la Calcestruzzi Ericina. “Libera è l’associazione – ricorda l’avv. Rando – che ha difeso la legge sui beni confiscati, che ha raccolto le firme perché non venisse stravolta, Libera ha conosciuto l’impegno e il sacrificio del prefetto Fulvio Sodano che è stato a Trapani vero primo rappresentante dello Stato che vuole combattere la mafia”. ??“Il lavoro di Libera – aggiunge il suo presidente don Luigi Ciotti – è innanzitutto quello di cogliere e portare in mezzo alla gente, anche nelle aule dei Tribunali, l’addolorato grido di dolore dei familiari delle vittime delle mafie che pretendono il rispetto del “bisogno” di giustizia e verità che appartiene anche a tutti “Noi”. In un processo dove emerge il presunto tentativo di un indagato, il senatore Antonio D’Alì, di rendere vana la legge sui beni confiscati alle mafie, Libera, che ha raccolto 1 milione di firme per la tutela e l’applicazione di una legge importante e fondamentale, nell’unico interesse della società civile responsabile, non potevamo non costituirsi parte civile per potere meglio conoscere la storia della mafia nella terra del latitante Matteo Messina Denaro, le cui mani, sporche del sangue di tanti morti ammazzati, oggi muovono i fili di una parte dell’economia, di imprese e sono capaci di intaccare il consenso elettorale per le connessioni coltivate da quella che in provincia di Trapani, e non solo, si chiama mafia borghese. Qui – prosegue don Ciotti – lo Stato non ha avuto sempre il volto che la Costituzione ha disegnato, ha conosciuto come volto di uomo fedele alle Istituzioni quello del prefetto Fulvio Sodano che il governo ha da qui allontanato nel 2003 proprio per la sua difesa dei beni confiscati dall’assalto delle mafie. Qui l’antistato spesso è stato lo “stato”, oggi vanno ristabilite le regole fondamentali della Costituzione, celebrare e partecipare a questo processo significa ripristinare le violate regole di convivenza”.

Tra le parti civili c’è un solo ente locale, il Comune di Castellammare del Golfo. Sindaco è un imprenditore, Marzio Bresciani, area centrodestra. Bresciani da presidente di Assindustria si era interessato a favore dell’imprenditore Vincenzo Mannina per far si che questi potesse comprare la Calcestruzzi Ericina, e per questa ragione incontrò l’allora prefetto Sodano che però decise di non farsene nulla di quella offerta. Tempo dopo Mannina fu arrestato per mafia. L’azione odierna del sindaco Bresciani potrebbe essere letta come volontà a riparare a quel suo intervento, nei fatti la presenza del Comune di Castellammare è legata ai lavori del porto sui quali sono emersi interessi mafiosi e “raccomandazioni” che sarebbero state esercitate dal senatore D’Alì. La costituzione di parte civile potrebbe essere letta anche come una crepa nel muro della solidarietà politica che ha sino a qui circondato il senatore D’Alì.

da Antimafia Duemila

*** – Il neretto è di Diarioelettorale.