Solidarietà, solidarietà

Scrive Marco Bova su MALITALIA :

In settimana la stampa ha dedicato parecchio spazio alle denunce del Prefetto Leopoldo Falco riguardo “l’interessamento di alcuni soggetti alla concessione di centri di accoglienza, individuati come prestanome di mafiosi e respinti. Parlo di soggetti che negli anni hanno rappresentato gli affari di multinazionali impegnate nell’eolico”. Parole forti che il Prefetto aveva già rilasciato oltre un mese fa a Mariza D’Anna de La Sicilia senza sortire alcun effetto. Tuttavia, andando a spulciare i gestori dei centri straordinari, ci si imbatte nel nome di una cooperativa che alcuni anni fa è stata considerata a disposizione del politico Norino Fratello, ex deputato regionale Udc che ha patteggiato una condanna a un anno e mezzo per concorso esterno in associazione mafiosa. Si tratta della società cooperativa Letizia, che gestisce un Cas a Castellammare del Golfo ospitando 44 persone.
Proprio i centri di accoglienza per migranti, durante l’ultima tornata elettorale che ha visto riconfermati i sindaci di Mazara del Vallo e Salemi (4 centri gestiti da: cooperativa Corf, Sicilia Bedda, Terraferma onlus e Arca Salemi), sono stati al centro del dibattito politico riguardo possibili episodi di voto di scambio. Sull’argomento in campagna elettorale è intervenuto anche Vittorio Sgarbi, impegnato nella corsa a primo cittadino di Salemi e sconfitto dal locale candidato Pd. “Giungono notizie – spiega Sgarbi – secondo le quali, in questi giorni, c’è chi cerca il consenso promettendo assunzioni come docenti e tutor in corsi di formazione professionale, e posti di lavoro in centri per l’accoglienza d’immigrati aperti in questi ultimi mesi. Con i miei collaboratori stiamo valutando e raccogliendo queste segnalazioni per verificarne la fondatezza, al fine di presentare, eventualmente, un esposto all’Autorità Giudiziaria, alla quale chiedo, comunque, di vigilare perché la competizione elettorale si svolga liberamente”.

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update 13/06/2014 ***

Nel corso di una conferenza stampa il Prefetto Falco ha fornito ieri tutti i dati relativi all’accoglienza. Così li riporta TP24.it

Le strutture interessate nel territorio sono diverse e diffuse per le varie città. Ci sono sia strutture pubbliche che private. Ecco l’elenco completo.

Gli Ipab sono questi. Castellammare del Golfo: Ipab Opera Pia Regina Elena e V.E. II, gestito dalla Cooperativa Letizia, con 21 ospiti tra donne e nuclei familiari, su una capienza di 50 persone. A Marsala, la Casa di Riposo Giovanni XXIII, in cui sono ospitate 96 persone, tutti uomini, su una capienza di 100 persone. Partanna, Boccone del Povero Riggirello, gestito dalla Cooperativa Solidarietà, con 60 uomini, su 60 posti permessi. A Salemi, l’Ipab San Gaetano, gestito dall’Opera Pia San Gaetano, 8 donne ospitate, su 11 posti disponibili. A Trapani, il Residence Marino, gestito internamente, con 101 persone ospitate, tutti uomini, con una capienza massima di 89 unità e di conseguenza un esubero di 12. Sempre a Trapani c’è il CAM Serraino Vulpitta che ospita 126 persone, tutti uomini, su una capienza di 132.

Gli altri centri in provincia sono i seguenti.

Trapani. C.A.R.A./C.D.A. di Salinagrande gestito da Badiagrande, ospita 320 persone, su una capacità di 260, quindi vengono ospitate 60 persone in più.

Marsala. Hotel Concorde, gestito dalla Società Cooperativa Vivere Con, che ospita 74 persone, tutti uomini, su una capacità di 78. Sempre la Cooperativa Vivere Con gestisce il Centro 1° Maggio, che sarebbe l’Hotel Acos, con 122 persone ospitate, su una capienza di 109. Anche qui tutti uomini.

Campobello di Mazara. Convento Santa Caterina, gestito dalla Coop. Solidarietà, ospita 38 persone, tutti uomini, su una capienza massima di 38. Il Centro Karibu, gestito dalla società La Mimosa, ospita 48 uomini su 48 posti disponibili.

Castellammare del Golfo. Nel Centro Sicilia 1, gestito dalla Società Cooperativa Serenità, vengono ospitate 70 persone, due in più della capienza massima. Castellammare solidale, gestito dalla Coop. Letizia su 50 posti di capienza massima ospita 59 persone, tutti uomini.

Castelvetrano. Il centro La Locanda Selinunte, gestita da I Locandieri, ospita 118 persone du una capienza di 121. Il Baglio Elia, gestito dalla Coop. Insieme Onlus, ospita 45 persone, tutti uomini su 45 posti disponibili. Il centro La Terrazza Sul Mare, Aureus, gestito dal Gruppo Insieme, ospita 75 persone su una capienza massima di 80 unità.

Custonaci. L’Hotel Poma, gestito dalle associazioni Acuarinto, Gepsa, Centro Studi Salemi, ospita 98 persone, 19 in più rispetto ai 79 della capienza massima.

Mazara del Vallo. Soltanto al centro Don Pino Puglisi, gestito dalla Fondazione San Vito, ospita 26 persone, tutti uomini, su una capacità di 27.

Salemi. E’ la città in cui sono utilizzati più centri della provincia. Il centro MSSI via Favara, gestito dall’associazione MSSI ospita 41 persone su 45 posti, sono tutti uomini. La CORF, gestito dalla Cooperativa CORF, ospita 43 persone su 37 posti, tra donne e nuclei familiari. Il Centro Sicilia Bedda, gestito dall’Associazione Sicilia Bedda, ospita 39 persone su 40 posti a disposizione. Il centro Terraferma, gestito dalla omonima onlus, ospita 33 persone su una capacità massima di 36. E ancora Villa Mojarta, gestita sa ARCA salemi, con 149 ospiti su 150 posti, sono tutti uomini anche qui. Al Cas Fiumelungo, gestito dal Consorzio Solidalia, sono ospitati 30 profughi, tutti uomini, su 30 posti disponibili.

Valderice. Il centro Bonagia, gestito da Badiagrande ospita 141 persone, tutti uomini, uno in più della capienza massima.

A questi si aggiunge il Cie di Trapani Milo con 45 ospiti, su una capienza di 204 persone

Certo che noi del trapanese, siamo insuperabili nello sceglierci i sindaci !

A Salemi il sindaco “televisivo” Vittorio Sgarbi è stato mandato a casa con giunta e consiglio comunale per infiltrazioni mafiose nell’amministrazione della cosa pubblica

Il sindaco di Pantelleria, riarrestato per presunta corruzione, dopo essere stato arrestato una prima volta (poi assolto) ed essere stato rieletto, oggi si è finalmente dimesso.

Il sindaco di Campobello di Mazara, arrestato per avere favorito dei mafiosi invece rimane agli arresti, se ne fotte, non si dimette e lascia nella merda la sua cittadina.

Infine il sindaco di Valderice è stato molto più semplicemente condannato ad interpretare due parti in commedia, quello di chi deve pagare e quello che di chi deve incassare.

PROCESSO COSA NOSTRA RESORT, CONDANNATO IOVINO
Inflitto un anno di reclusione al sindaco di Valderice, chiamato a rispondere di favoreggiamento. Condannato anche l’imprenditore Tommaso Coppola ed altre tre imputati. Per quattro è arrivata l’assoluzione.

Il sindaco di Valderice Camillo Iovino è stato condannato ad un anno di reclusione, con la concessione della sospensione, per favoreggiamento nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Cosa Nostra Resort. La sentenza è stata emessa questo pomeriggio dal Tribunale di Trapani, che ha anche condannato l’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, tre anni di reclusione, ed altri tre imputati, Giuseppe La Sala, Vito Gerbino e Vito Cardella, un anno e quattro mesi di reclusione ciascuno con la concessione della sospensione, per alcune intestazioni fittizie di quote societarie. E’ stata esclusa per tutti gli imputati l’aggravante di avere agito per agevolare gli interessi di Cosa Nostra. Assolti invece Francesco Maggio, Giovanni La Sala, Francesco Mineo e Salvatore Pirrone. Iovino era accusato di avere fatto da tramite tra l’imprenditore valdericino Tommaso Coppola, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, ed il senatore Antonio D’Alì in relazione ad alcune forniture per i lavori al porto di Castellammare del Golfo. Il Tribunale ha condannato il sindaco anche a risarcire il Comune di Valderice con una somma di ventimila euro.” – Maurizio Macaluso – da Socialtp

Ma quanto siamo bravi i cittadini del trapanese nel selezionare i nostri governanti !

Salemi, Vittorio Sgarbi si è dimesso

Oggi 6 febbraio 2012 il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi ha rassegnato le dimissioni.

Dice il Giornale di Sicilia Online:

SALEMI. “Mi sono dimesso da sindaco di Salemi. Grazie agli ispettori del ministero che hanno mostrato cose di cui non mi ero accorto”. Lo dice all’ANSA, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, dopo la notizia della proposta di scioglimento del Comune per presunte infiltrazioni mafiose da parte degli ispettori del ministero dell’Interno. “Mi sentivo – aggiunge – in pericolo e me ne torno al Nord. Incontrerò il ministro Cancellieri alle 9 di mercoledì prossimo per riferire il mio compiacimento per questa scelta”.
Sgarbi, tra il serio e l’ironico ringrazia di “esser stato tutelato”. “Ero sotto scorta – aggiunge – e tutti vedevano quello che facevo. Penso che la Sicilia non abbia possibilità di fare qualcosa di nuovo, di ipotizzare un futuro diverso. Invito il consiglio comunale a dimettersi prima che i consiglieri vengano smobilitati, sarebbe una cosa non onorevole”. “Io ho creato il museo della mafia – prosegue – ho portato Picasso, Rubens, Caravaggio stavo portando Van Gogh e hanno trovato infiltrazioni mafiose ignari delle infiltrazioni culturali. Non ho alternative devo ringraziarli…” L’ex sindaco ha annullato anche la conferenza stampa prevista per domani e ha detto che la nomina di Giammarinaro a vicesindaco era una risposta alla notizia dei risultati dell’ispezione ministeriale. “Poi – dice – ho riflettuto e ho deciso di dimettermi”.

Il “Fatto Quotidiano” dice che a Salemi…

dopo le vicende legate al sequestro dei beni di Pino Giammarinaro, sembra proprio che si vada verso lo scioglimento, per infiltrazioni mafiose, dell’Amministrazione del Comune.

Salemi verso lo scioglimento per mafia

La richiesta già sul tavolo del Viminale Gli ispettori, nominati dall’ex ministro Maroni, hanno concluso il loro rapporto. L’iniziativa parte dal sequestro di beni ai danni di Pino Giammarinaro sospettato di legami con i clan. Lo stesso che, secondo l’accusa, avrebbe fatto pressione sulla giunta governata da Sgarbi Gli ispettori nominati a giugno scorso dall’ex ministro dell’Interno Maroni, su richiesta del prefetto di Trapani Marilisa Magno, per compiere l’accesso agli atti del Comune di Salemi hanno concluso il loro lavoro. Un vice prefetto, un commissario di Polizia e un tenente dei carabinieri, hanno lavorato nei termini affidati, e la conclusione appena rassegnata è quella che l’amministrazione del sindaco Vittorio Sgarbi “è stata oggetto di infiltrazione mafiosa”. Sul tavolo del ministro Cancellieri, che ha sostituito Maroni al Viminale, è già giunta la richiesta di commissariamento per inquinamento mafioso, un documento che nella sua completezza è stato classificato come “riservato”.

Non è stato un lavoro semplice e lo dimostra la mole di documentazione che accompagna le centinaia di pagine di relazione, decine e decine di faldoni, diversi capitoli per ogni settore dell’amministrazione comunale salemitana. Gli ispettori hanno “fotografato” la realtà che era stata descritta dall’ordinanza di sequestro di beni – oltre 35 milioni di euro – che ha colpito l’ex deputato regionale della Dc (andreottiana) Pino Giammarinaro, imprenditore edile con la “passione” per la sanità (pubblica) da quando per un lungo periodo e prima di entrare all’Ars nel 1991, fu presidente di una delle Usl siciliane, quella di Mazara del Vallo.

Proprio una serie di circostanze indicate nell’ordinanza, si tratta dell’operazione condotta a maggio da Polizia e Finanza denominata “Salus Iniqua”, hanno condotto il prefetto Magno a chiedere la nomina di una commissione di accesso agli atti. Gli ispettori hanno certificato che Giunta e Consiglio comunale, i vertici della burocrazia, hanno subito pressioni e influenze nelle decisioni da prendere fuori da ogni contesto di democrazia e confronto, ma con un metodo tipicamente mafioso. Punto di partenza l’onorevole Giammarinaro. Tra le pagine della relazione anche una critica (nemmeno tanto sottaciuta) sul modo di amministrare la cosa pubblica: da una parte consulenze per migliaia di euro, dall’altra una serie di decreti ingiuntivi che giorno dopo giorno arrivano sul tavolo del segretario comunale perché l’amministrazione non riesce a pagare i propri fornitori.

Il “reality” show che Sgarbi ha messo su da quando è stato eletto sindaco e che ha portato in qualche occasione Salemi sul palcoscenico della mondanità internazionale, le “provocazioni” del critico d’arte, la cui verve, anche molto polemica, è ben nota, adesso sta conoscendo una svolta del tutto a sfavore di Sgarbi.Il critico d’arte approdò a Salemi candidandosi a sindaco proprio per volontà dell’on. Giammarinaro che nonostante una assoluzione dall’accusa di mafia nel tempo era rimasto sullo sfondo di tante indagini di mafia condotte nel trapanese, non a caso finendo sottoposto alla sorveglianza speciale. Circostanza che non gli ha impedito di continuare ad esercitare un ruolo politico ben preciso pur non ricoprendo alcun incarico. Sgarbi, eletto, ringraziò dal palco proprio Giammarinaro già in quella occasione difendendolo dalle accuse che gli giravano attorno. Più che la mafia a Sgarbi si è interessato ad attaccare l’antimafia, giungendo a sostenere che la mafia come organizzazione non esiste più, e comunque a Salemi non c’erano mafiosi, se non tali erano semmai coloro i quali avevano disseminato di pale eoliche il territorio, e arrivando a minacciare denunzie contro il questore Esposito per avere firmato l’ordinanza contro Giammarinaro e nella quale è chiamato in causa il ruolo accondiscendente a Giammarinaro da parte di politici, amministratori e consiglieri comunali.

Resterà deluso Sgarbi rispetto alla conclusione della commissione. All’indomani della nomina infatti aveva dichiarato che “nessun atto della Pubblica Amministrazione è stato determinato dal benché minimo intervento o sollecitazione esterna”. La relazione sostiene il contrario e conferma quello che c’è scritto nel rapporto “Salus Iniqua”, “e cioè che la presenza di Pino Giammarinaro – soprannominato dai suoi amici ‘Pino Manicomio’ – all’interno del Comune di Salemi era garantita da funzionari e politici”. I “fidati” dell’onorevole vengono indicati in un rapporto dei Carabinieri di Salemi: cominciando dal segretario generale del Comune Vincenzo Barone e dall’ex direttore di ragioneria Gaspare Manzo, passando per diversi assessori e consiglieri comunali. In diverse intercettazioni risulta come Giammarinaro, sebbene privo di ruolo politico e amministrativo ufficiale, venisse quotidianamente consultato sui problemi politici e del Comune. Circostanza confermata anche dall’ex assessore e famoso fotografo Oliviero Toscani e anzi indicata come motivo delle sue dimissioni. Il noto fotografo ha definito “mafioso” il “contesto territoriale” in cui lavorava. “Giammarinaro partecipava e assumeva decisioni senza averne alcun titolo”.

di Rino Giacalone”

da Il Fatto Quotidiano

Alcuni link per capire di più:

Salemi: uccelli senza zucchero per Giammarinaro
Su Salemi, Sgarbi e Giammarinaro, la verità di Oliviero Toscani

Dal Giornale di Sicilia: “A Salemi taroccati i manifesti antimafia”…

Ah siiiiiiiii ?

Allora mettiamoci daccordo !

Il manifesto antimafia era quello di prima che recitava:

«MA QUALE MAFIA! CITTADINI, RIBELLATEVI»,

o quello corretto in:

«MA QUA È MAFIA, CITTADINI, RIBELLATEVI»

visto che in precedenza era accaduto questo ?

Al Giornale di Sicilia evidentemente, come da tradizione, non hanno dubbi.

Su Salemi, Sgarbi e Giammarinaro, la verità di Oliviero Toscani

“Toscani: Giammarinaro sempre presente nella giunta di Salemi

Lo afferma Oliviero Toscani, dopo le polemiche sull’indagine sull’ex deputato regionale a cui sono stati sequestrati beni per 35 milioni

TRAPANI. «Giammarinaro partecipava sempre alle riunioni della giunta municipale di Salemi. Sgarbi dica quello che vuole. Ma questa è la realtà che, tra l’altro, ho raccontato ai magistrati». Lo ha detto Oliviero Toscani, dopo le polemiche seguite all’indagine sull’ex deputato regionale Pino Giammarinaro, cui sono stati sequestrati beni per 35 milioni di euro nell’ambito di un’indagine su riciclaggio e intestazione fittizia di beni. «Anche con tutta la buona volontà, in Sicilia, non è possibile far nulla. Sgarbi parla, parla ma non conclude mai nulla: è come il coitus interruptus. – aggiunge – Io me ne sono andato da Salemi perché ho capito che non avrei mai potuto realizzare nulla di concreto. Mi sono rotto i c… e non voglio sapere più niente. Basta, è come se fossero tutti morti. Con Salemi ho già perso molto tempo e tutto quello che ho fatto è stato a titolo gratuito».”

da GDS.IT

Il ramo castellammarese dell’operazione “Salus iniqua”

dice Rino Giacalone in un articolo di ricostruzione dei risvolti dell’operazione “Salus iniqua” di oggi dal titolo “Mafia, borghesia e sanita’: Trapani e gli affari dell’ex onorevole Pino Giammarinaro”, a proposito dei risvolti castellammaresi dell’operazione odierna :

Chi è Giuseppe “Pino” Giammarinaro

Uno dei suoi più intimi amici il giornalista Nino Ippolito, portavoce del sindaco Sgarbi, addetto stampa dell’on. Pio Lo Giudice, e in passato anche addetto stampa dell’attuale ministro Saverio Romano quando questi era a capo dell’Udc siciliana, lo chiama “Pino manicomio” non è una offesa ma una simpatica presa in giro, perchè anche il nome di Ippolito risulta citato nelle indagini come uno di quei soggetti che portavano al Comune gli ordini di Giammarinaro. Imprenditore, presidente di Usl, deputato regionale nel 1991, Pino Giammarinaro dovette andare latitante per sfuggire ad un ordine di cattura mentre sedeva a sala d’Erocle, dal processo per mafia fu assolto, ma nel frattempo è finito condannato per peculato e concussione, sorvegliato speciale per 4 anni. Circostanze queste che nel 2001 lo hanno portato a ricandidarsi alla Regione con la lista “cuffariana” del Biancofiore, sfiorando la rielezione. Nonostante la sorveglianza speciale, venuta a cadere da poco tempo, dopo averla per intero scontata, nello stesso periodo di tempo e fino a tempi recentissimi, Pino Giammarinaro risulta avere arricchito e ampliato il quadro delle conoscenze e dei rapporti, di natura politico-affaristica, dalla sua parte una costante legittimazione del suo operato e un sostegno istituzionale e politico tali da porre poi agevolmente in essere le condotte finalizzate al controllo occulto di attività economiche nel settore della sanità beneficiarie di finanziamenti pubblici regionali, nonché al condizionamento di importanti settori della cosa pubblica e della vita politica della provincia di Trapani. Dalla sua parte imprenditori, medici, operatori sanitari e dirigenti dell’Asl oggi Asp, Giammarinaro sarebbe stato a capo di un comitato di affari per controllare una serie di strutture di assistenza convenzionate con la sanità pubblica, attraverso rpestanome, ci sono poi i capitoli di indagine relativi all’intromissione nella fase decisione circa la nomina di manager e dirigenti di servizi pubblici. Obiettivo? Ottenere tornaconti elettorali e tornaconti in denaro attraverso rimborsi che venivano elargiti a occhi chiusi di dirigenti della sanità pubblica che si raccordavano dietro le quinte con lo stesso ex parlamentare. Denaro pubblico finito nelle tasche del politico per milioni di euro hanno spiegato gli investigatori. Ma i buoni servizi della sanità gli sono anche serviti per ottenere certificati medici di comodo così da sfuggire alle reti della sorveglianza speciale.

Il delitto Capizzo

L’omicidio si delinea sullo sfondo della gestione di residenze sanitarie e centro di emodialisi tra Mazara e Salemi. Capizzo, infermiere professionale, trovato ucciso l’1 ottobre del 2002, era amministratore unico del “Centro Emodialisi Mazarese”, dove Giammarinaro sarebbe stato socio occulto. Capizzo in passato avrebbe anche “curato” la latianza del deputato quando era ricercato per mafia, ne custodiva denaro e libretti, raccogliendo denaro per agevolarlo, L’omicidio non ha avuto mai una chiara pista, è rimasto senza colpevoli, ma gli affari sono emersi bene e oltre al Cem riguardano altri centri, Life e Villa Letizia, fittiziamente intestati ad un ex vice sindaco di Castellammare, Francesco Cacciatore, alla moglie di questi Maria Neglia, a Stefano Liuzza, per il centro Salus, Antonino Maniscalco ancora per la Cem, Nicolò Domenico Ardagna che da autista dell’onorevole divenne per suo conto proprietario terriero, Ardagna dipendente della Salus era poi componente del collegio sindacale della cooperativa Villa Letizia. Nei rapporti tra Giammarinaro e Cacciatore, presidente del Cda di Villa Letizia, c’è una intercettazione nella quale si sente parlare della creazione di un fondo in nero per un miliardo di vecchie lire. Nella coop Villa Letizia compaiono anche i nomi del figlio di Giammarinaro, Francesco, e della segreteria dell’ex politico Mirella Robino.

Giammarinaro e la politica. Le storie del sindaco Sgarbi e del deputato Lo Giudice. I rapporti col ministro Saverio Romano

Alle ultime regionali Giammarinaro sostenne la candidatura dell’on. Giuseppe Lo Giudice ex presidente dell’ordine dei medici di Trapani. Dopo la sua elezione questi si rese conto che sarebbe stato un burattino nelle mani di Giammarinaro. Ma non solo si vide chiedere il pagamento di 200 mila euro da parte dell’on. Giammarinaro per spese elettorali. Quella che sembrava semmai una vera e propria tangente. Sentito dagli investigatori, Lo Giudice ha comuinciato a delineare uno spaccato incredibile. E da questo punto in poi l’inchiesta potrebbe avere presto sviluppi ben oltre la Sicilia:
infatti mette in luce i rapporti di Giammarinaro con l’attuale ministro dell’Agricoltura, Saverio Romano, e con Vittorio Sgarbi, di cui Giammarinaro sarebbe stato stato uno dei principali sponsor per
l’elezione a sindaco di Salemi. Dai suoi vecchi amici di partito Cuffaro e Romano, però, Giammarinaro ha lo stop alla ricandidatura per le regionali del 2008 per via del suo status di ex sorvegliato speciale. Lo racconta il medico Pio Lo Giudice, che viene prescelto per candidarsi al suo posto e che, ammetterà poi, si rese conto di essere diventato un “burattino” nelle sue mani. Agli inquirenti Lo Giudice racconta di aver avuto da Giammarinaro la richiesta di 200 mila euro per le spese da questi sostenute per campagna elettorale. E quando chiese a Romano un rimborso dal partito per le spese elettorali seppe che erano già stati erogati 40.000 euro consegnati a Giammarinaro.”

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Salemi: uccelli senza zucchero per Giammarinaro

“Infiltrazioni mafiose al Comune di Salemi” – Maxisequestro al politico sponsor di Sgarbi
Il tribunale di Trapani ha messo i sigilli all’impero economico di Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale ed ex sorvegliato speciale, che aveva sostenuto la candidatura del critico d’arte.
I giudici: “Ha condizionato l’attività amministrativa”. La polizia e la finanza accusano Giammarinaro di aver gestito attraverso prestanome una rete di società che ha intascato milioni di euro di contributi dalla sanità pubblica.
Applicata per la prima volta la norma sul “sequestro anticipato” prevista dal nuovo pacchetto sicurezza

di SALVO PALAZZOLO per La Repubblica

Nell’ottobre 2009, il fotografo Oliviero Toscani l’aveva detto senza mezzi termini ai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo: “Mi sono dimesso dall’incarico di assessore della giunta di Vittorio Sgarbi, a Salemi, perché mi sono reso conto che il contesto territoriale, che mi permetto di definire mafioso, non mi consentiva di operare in maniera libera e autonoma nell’amministrazione comunale”. Toscani mise a verbale un nome, quello di Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale democristiano ed ex sorvegliato speciale, da sempre uno dei potenti della politica trapanese: “Partecipa alle riunioni della giunta – rivelò l’assessore dimissionario – Giammarinaro assume anche decisioni, senza averne alcun titolo”.
Adesso, le indagini della divisione anticrimine della questura di Trapani e dei finanzieri del nucleo di polizia tributaria dicono che Giammarinaro avrebbe continuato ad esercitare il suo potere politico non solo sul Comune di Salemi, ma soprattutto sulla sanità trapanese. Per questa ragione, il tribunale Misure di prevenzione di Trapani ha emesso un provvedimento di sequestro anticipato di beni nei confronti dell’esponente politico, così come proponeva il questore Carmine Esposito.

I sigilli sono scattati per un patrimonio da 35 milioni di euro: è costituito innanzitutto da undici società che gestiscono centri di analisi, di emodialisi e di fisiotetapia, poi anche case famiglie e centri per anziani. Secondo la magistratura, un impero economico costruito attraverso una rete di prestanome. Il provvedimento del tribunale riguarda anche conti correnti, appartamenti, terreni e auto di lusso.

Nel 2000, l’esponente politico era stato assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ma adesso il tribunale di Trapani ritiene che le nuove indagini, coordinate da Giuseppe Linares (l’ex capo della squadra mobile oggi a capo della divisione anticrimine), abbiamo messo in evidenza “nuovi indizi” di relazioni di Giammarinaro con Cosa nostra. Il collegio presieduto da Alessandra Camassa parla nel provvedimento di “metodo mafioso” che l’ex fedelissimo di Totò Cuffaro avrebbe usato nei suoi rapporti con gli amministratori del Comune di Salemi.

La scorsa estate, il sindaco Vittorio Sgarbi aveva litigato pubblicamente con Giammarinaro. La rottura era avvenuta sulla destinazione di alcuni fondi. Intanto, continuavano ad arrivare pesanti minacce di morte al primo cittadino di Salemi. Prima, una testa di maiale recapitata al comando di polizia municipale; poi, una carcassa di cane lasciata nei pressi dell’ufficio di gabinetto. Le indagini della Procura antimafia di Palermo non sono mai riuscite a individuare gli autori delle intimidazioni, ma nel provvedimento di archiviazione il pm Carlo Marzella ha scritto: “E’ emerso un intenso e costante condizionamento dell’attività amministrativa del Comune di Salemi da parte di Giammarinaro”.

Emblematico, un episodio, scoperto grazie alle intercettazioni disposte dalla Procura. Il 16 ottobre 2009, l’assessore Caterina Bivona chiamò il sindaco Sgarbi per informarlo che la prefettura di Trapani sollecitava l’assegnazione di un terreno confiscato al boss Salvatore Miceli. Sul tavolo del primo cittadino c’erano le richieste di “Slow food” e dell’associazione “Libera”. Ma Giammarinaro voleva che il bene andasse all’Aias: l’assessore lo disse chiaramente a Sgarbi.

In un’altra intercettazione, il vice sindaco Antonella Favuzza confida a un amico che il bilancio del Comune di Salemi è stato fatto a casa di Giammarinaro, dove l’assessore Bivona e il consigliere Lorenzo Bascone avrebbero portato i documenti dell’amministrazione per modificare alcuni capitoli di spesa.

Fra qualche giorno, il tribunale sarà chiamato a confermare il sequestro e a decidere su un’altra richiesta del questore di Trapani, che sollecita l’obbligo di soggiorno per Giammarinaro, fino al 2015.