Elezioni Europee 2009 un vademecum per non dire sciocchezze

Visto le vere e proprie sciocchezze che si leggono in giro, anche su testate di rilievo nazionale, a proposito di alcuni aspetti tecnici delle prossime Elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo del 6 e 7 giugno, eccovi una sorta di Vademecum per evitare errori di valutazione:

La Legge 20 febbraio 2009, n. 10 ha introdotto una soglia di sbarramento al 4%. modificando l’artico 21 della Legge 24 gennaio 1979, n. 18, legge che regola il voto per il parlamento europeo, e della quale pertanto l’articolo 21 ora è il seguente
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Art. 21.

L’Ufficio elettorale nazionale, ricevuti gli estratti dei verbali da tutti gli uffici elettorali circoscrizionali di cui al n. 2) del precedente articolo, facendosi assistere, ove lo creda, da uno o più esperti scelti dal presidente;
1) determina la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. Tale cifra è data dalla somma dei voti riportati nelle singole circoscrizioni dalle liste aventi il medesimo contrassegno e, per le circoscrizioni nelle quali sono stati costituiti, a norma dell’articolo 12, gruppi di liste, dei voti riportati dal gruppo nel quale è collegata la lista del partito o gruppo politico presente in tutte le circoscrizioni con lo stesso contrassegno;
1-bis) individua le liste che abbiano conseguito sul piano nazionale almeno il 4 per cento dei voti validi espressi ;
2) procede al riparto dei seggi tra le liste di cui al numero 1-bis) in base alla cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. A tal fine divide il totale delle cifre elettorali nazionali delle liste ammesse alla ripartizione dei seggi per il numero dei seggi da attribuire, ottenendo così il quoziente elettorale nazionale.
Nell’effettuare la divisione trascura l’eventuale parte frazionaria del quoziente. Divide, poi, la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista per tale quoziente. Attribuisce quindi ad ogni lista tanti seggi quante volte il quoziente elettorale nazionale risulti contenuto nella cifra elettorale nazionale di ciascuna lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono rispettivamente assegnati alle liste per le quali le ultime divisioni hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle liste che abbiano avuto la maggiore cifra elettorale nazionale; a parità di cifra elettorale nazionale si procede per sorteggio. Si considerano resti anche le cifre elettorali nazionali delle liste che non hanno raggiunto il quoziente elettorale nazionale .
3) procede alla distribuzione nelle singole circoscrizioni dei seggi così assegnati alle varie liste. A tal fine divide la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista per il numero dei seggi attribuiti alla lista stessa con le modalità di cui al precedente n. 2) , ottenendo così il quoziente elettorale di lista. Nell’effettuare la divisione trascura l’eventuale parte frazionaria del quoziente. Attribuisce, poi, alla lista, sia essa singola sia formata da liste collegate a norma dell’articolo 12, nelle varie circoscrizioni, tanti seggi quante volte il rispettivo quoziente elettorale di lista risulti contenuto nella cifra elettorale circoscrizionale della lista. I seggi che rimangono ancora da attribuire sono assegnati, rispettivamente, nelle circoscrizioni per le quali le ultime divisioni hanno dato maggiori resti e, in caso di parità di resti, a quelle circoscrizioni nelle quali si è ottenuta la maggiore cifra elettorale circoscrizionale; a parità di cifra elettorale circoscrizionale, si procede a sorteggio. Si considerano resti anche le cifre elettorali che non hanno raggiunto il quoziente elettorale di lista. Se alla lista in una circoscrizione spettano più seggi di quanti sono i suoi componenti, restano eletti tutti i candidati della lista e si procede ad un nuovo riparto dei seggi nei riguardi di tutte le altre circoscrizioni sulla base di un secondo quoziente ottenuto dividendo il totale dei voti validi attribuiti alla lista nelle circoscrizioni stesse, per il numero dei seggi che sono rimasti da assegnare. Si effettua, poi, l’attribuzione dei seggi tra le varie liste, con le modalità sopra previste.
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omissis

Quindi per essere chiari il 4% si deve raggiungere a livello nazionale, e se non si raggiunge a livello nazionale si è fuori e non si concorre ai resti, in quanto i voti raccolti dalle liste che non superano il 4% non concorrono alla formazione della cifra elettorale, la quale viene determinata come somma dei voti delle liste che hanno superato il 4%.

Tale cifra elettorale divisa per 72  (il numero dei seggi da assegnare) determina un valore che è detto quoziente elettorale nazionale, che è come dire “quanti voti sono necessari per eleggere con certezza un deputato”, fermo restando quanto detto in precedenza.

Una volta assegnati a ciascuna lista i deputati a “quoziente intero”, si constaterà che rimangono un certo numero di deputati non assegnati. Questi verranno assegnati alle liste che hanno ottenuto i maggiori resti, ma sempre tra quelle che hanno superato il 4%..

A questo punto sappiamo ciascun partito quanti deputati tra i 72 ha conseguito, ma dobbiamo stabilire quanti e dove nelle cinque circoscrizioni li avrà, per ottenere questo risultato si divide la cifra elettorale nazionale di ciascuna lista per il numero dei seggi precedentemente attribuiti alla lista stessa, ottenendo così il quoziente elettorale di lista, e per ciascuna circoscrizione si vede quante volte il quoziente elettorale di lista entra nella cifra elettorale di ciascuna circoscrizione.
Anche in questo caso si constaterà per ciascuna lista e per ciascuna circoscrizione che rimarranno un certo numero di deputati non assegnati, i quali saranno attribuiti per ciascuna lista e per ciascuna circoscrizione secondo i maggiori resti.

Altra questione su cui esiste un pò di confusione è quella delle preferenze.

Sarà opportuno precisare allora che il territorio italiano è suddiviso in cinque circoscrizioni.

La prima, ‘Italia nord-occidentale’ comprende Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria e Lombardia. La seconda, ‘Italia nord-orientale’ è composta da Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna. Terza circoscrizione, quella dell”Italia centrale: Lazio, Umbria, Marche e Toscana. L”Italia meridionale: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. E, infine, l”Italia insulare composta da Sardegna e Sicilia.

L’elettore può esprimere, non più di tre preferenze nella prima circoscrizione, non più di due nella seconda, terza e quarta e una nella quinta.

Update (1)

L’ultima frase è errata in quanto nel 2004 l’articolo 5 della Legge 8 aprile 2004 n.90, ha modificato il primo comma dell’articolo 14 della Legge n.° 18 del 1979, che pertanto ora recita:

L’elettore può manifestare, in ogni circoscrizione, non più di tre preferenze.

 

Sul rinvio a giudizio di Pino Maniaci di Telejato, dura presa di posizione della FNSI

(ASCA) – Roma, 30 mar – E’ stato disposto il rinvio a giudizio per Pino Maniaci, direttore dell’emittente televisiva ‘Telejato’ di Partinico (Palermo). L’accusa e’ di esercizio abusivo della professione giornalistica.

La Fnsi, in una nota, sottolinea come il fatto desti ”preoccupazione e scalpore” e ricorda che Pino Maniaci e’ ”da sempre impegnato contro la mafia”.

Che la magistratura se la prenda con il collega, e sottolineiamo collega, per un fatto burocratico di competenza dell’Ordine professionale ci pare assolutamente sproporzionato rispetto alla attivita’ svolta da Telejato e dal suo direttore in tema di antimafia. A riprova – aggiunge la Fnsi – ci sono le continue minacce ed intimidazioni che la tv e il suo direttore hanno subito in questi anni. Ora, che la magistratura abbia scoperto il segreto di pulcinella, e cioe’ la non iscrizione all’ordine nell’elenco dei pubblicisti di Pino Maniaci, ci pare grottesco: come se si volesse far passare il nostro collega alla stregua di persona inaffidabile e millantatrice. Avremmo francamente preferito che la magistratura magari avesse posto la propria attenzione a tutti quei fenomeni di irregolarita’ nel sistema dell’informazione che creano dovunque lavoro nero e preoccupanti casi di elementari violazioni contrattuali.

Al di la’ delle norme burocratiche, pero’, esiste l’articolo 21 della Costituzione che da’ il diritto a tutti i cittadini di esprimere la propria opinione e a maggior ragione ad un’emittente comunitaria come quella che dirige Maniaci. Ci auguriamo che il rinvio a giudizio a questo punto si concluda con un nulla di fatto Chiediamo comunque all’Ordine territoriale di valutare, pur nella sua autonomia, la possibilita’ di iscrivere il collega Maniaci nell’elenco pubblicisti nei modi e con le valutazioni che riterra’ piu’ opportune”.

Sul caso Pino Maniaci interrogazione di Benedetto della Vedova ad Alfano

Una interrogazione al ministro della Giustizia Angelino Alfano, sul caso di Pino Maniaci direttore di Tele Jato, è stata presentata dal deputato del Pdl Benedetto della Vedova, ne dà conto questa sera una nota dell’ Adnkronos:

“Roma, 30 mar. – (Adnkronos) – Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl, con riferimento al caso del direttore dell’emittente televisiva ‘Telejato‘ di Partinico (Palermo), Pino Maniaci, rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione di giornalista, ha presentato quest’oggi un’interrogazione al Ministro della Giustizia Alfano. “Non so fino a che punto sia coerente con le disposizioni normative un’imputazione di esercizio abusivo della professione per una attivita’ di militanza politica e civile, quale e’ quella coraggiosamente condotta dal direttore di Telejato“.

Sono pero’ sicuro che esiste un evidente contrasto fra le norme che disciplinano l’attivita’ giornalistica e il diritto costituzionalmente garantito alla libera manifestazione del pensiero, ‘con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione’, come recita l’articolo 21 della Costituzione, laddove questa sia subordinata ad un’abilitazione pubblica e all’iscrizione ad un ordine professionale. Il modo migliore per tutelare il diritto alla libera espressione di Pino Maniaci, come quello di qualunque altro cittadino, e’ -conclude Della Vedova- cambiare la normativa grottesca, burocratica e corporativa che disciplina l’esercizio dell’attivita’ giornalistica“.”

Della cosa loro di Sicilia, e della cosa nostra di Salemi

Il caso è quella dell’assessore regionale Giovanni Ilarda e della figlia. La vicenda è stata raccontata dalle Agenzie di stampa e dai giornali ed è quella della assunzione in qualità di dirigente e per chiamata diretta con un contratto quinquennale da 75 mila euro lordi annui nell’ufficio di gabinetto dell’assessore ai Beni culturali Antonello Antinoro, della figlia Giuliana Ilarda 27 anni, dell’assessore regionale alla presidenza, del governo di Raffaele Lombardo l’ex magistrato Giovanni Ilarda.

L’indecenza è che negli organici della Regione siciliana sono già in servizio 2.320 dirigenti cosa questa che è stata oggetto di “osservazione“, a causa del numero, da parte della Corte dei Conti nella recente relazione annuale del 30 giugno 2008 e che quindi non si sentiva proprio l’esigenza di una nuova dirigente, tanto meno all’assessorato regionale ai Beni culturali, dove già prestano servizio 379 dirigenti. Chi deve controllare, verificare e probabilmente dare l’assenso per nuove assunzioni è proprio il papà della neo assunta l’assessore al Personale Giovanni Ilarda.

Dopo la tanta pubblicità data alla notizia infine Giuliana Ilarda, ha rinunciato al posto e ha rassegnato le sue dimissioni.

Il padre invece ha dichiarato udite, udite: “la mia azione di rigore, che ha prodotto in pochi mesi risultati incontestabili, ha toccato il nervo scoperto di chi vuole ancora continuare a massacrare la nostra terra con sprechi e clientele che si alimentano nell’illegalita’ e nel sottosviluppo che ho contrastato e continuero’ a contrastare con ogni forza”.

Da che pulpito.

Raffaele Lombardo infine ha dichiarato:”Giovanni Ilarda e sua figlia Giuliana oggi hanno dato una risposta chiara e indiscutibile a chi ha attentato all’integrita’ del loro nome e ha tentato di gettare ombre sul loro operato: il governo non offre il fianco alle pressioni di chi sta provando a rallentare l’opera di risanamento che e’ stata avviata”.

Come dire, facciamo tutto da soli e come i preti se pecchiamo ci assolviamo da noi stessi e nessuno pensi di giudicarci su questa terra.

Intanto circolano i nomi dei tanti altri “cittadini speciali“, che avrebbero trovato o troveranno accoglienza tra le materne braccia di “mamma regione“, tra questi il figlio del sindaco di Palermo Diego Cammarata, entrato in una società partecipata dalla Regione.
Ma l’elenco è lungo, ed è organizzato sempre per rimanere in tema secondo una “catena di sant’Antonio” che parte dalle nomine negli staff dei neo assessori: lo stesso Ilarda ha aperto le porte del proprio ufficio di gabinetto ad Antonella Scoma, sorella di Francesco (altro assessore di Lombardo), il quale, a sua volta, ha fatto firmare un contratto da dirigente “esterna” a Danila Misuraca, sorella del deputato forzista Dore Misuraca, mentre Ernesto Davola, già autista del sottosegretario Gianfranco Micciché, ha avuto un posto nel gabinetto dell’assessore al Bilancio Michele Cimino. Negli uffici della Regione hanno trovato sistemazione poi anche consiglieri regionali “trombati” alle recenti elezioni di aprile: gli Udc Decio Terrana (anche lui prescelto da Ilarda) e Francesco Regina, ritenuto indispensabile dall’assessore all’Industria Pippo Gianni.

Intanto a Trapani per presentare la costituenda Confederazione nazionale delle associazioni antiracket, Vittorio Sgarbi ha esordito dando del mafioso all’autore di un pezzo, Rino Giacalone, apparso oggi sul quotidiano online Articolo 21, dal titolo “Salemi, la città dei Salvo, Giammarinaro e del sindaco Sgarbi“.

Dice il sindaco di Salemi: “Non mi faccio intimidire dal racket della cattiva informazione, [per costoro ] è come se mi fossi contaminato perché difendo Pino Giammarinaro“, ex deputato regionale Dc inquisito per mafia, assolto e sottoposto a 3 anni di sorveglianza speciale.

Sgarbi ha più volte bersagliato la stampa e si è chiesto per quale ragione si scrive sempre dei cugini Nino e Ignazio Salvo e di Giammarinaro e “non si parla mai di un deputato di Salemi del Pd, Baldo Gucciardi, figlioccio di Ignazio Salvo“.

Alla confusione di idee, (per non dire altro) del sindaco di Salemi a proposito di mafia e mafiosi hanno risposto con una dichiarazione congiunta, il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Sicilia, Franco Nicastro, e i segretari dell’Assostampa siciliana Alberto Cicero e trapanese Mariza D’Anna.

Vittorio Sgarbi conosce molto poco, o non conosce affatto, la storia del giornalismo siciliano. Altrimenti non avrebbe usato espressioni riprese dal codice mafioso per attaccare i cronisti che continuano, malgrado tutto, a tenere la schiena dritta. L’idea di Sgarbi del giornalismo siciliano – aggiungono – non e’ solo faziosa ma offensiva per gli otto cronisti uccisi e per i tanti che continuano a essere intimiditi e minacciati perche’ invece di ricorrere all’antimafia retorica si ostinano a raccontare semplicemente i fatti. E per questo, solo per questo, meritano la gogna“.