Da tempo vi è chi sostiene questa tesi che vi sintetizzo, basandosi, dice lui, su autorevoli pareri.
La tesi è questa.
Berlusconi prende la palla al balzo della necessità di risparmiare sui costi della politica a causa del terremoto per dire, risparmiamo un bel po’ di milioni e “accorpiamo” il referendum con le europee o la settimana successiva con i ballottaggi per le amministrative.
Come conseguenza, il referendum, così stando le cose, ha maggiori probabilità di raggiungere il quorum e di essere vinto dai promotori.
Quali le conseguenze?
Delegittimazione dell’attuale sistema elettorale e del Parlamento eletto da un sistema elettorale delegittimato.
Da quel momento il Parlamento è sotto minaccia di scioglimento e Silvio Berlusconi deve soltanto trovare un accordo con il Presidente della Repubblica per fissare il calendario delle nuove elezioni.
Con la vittoria del rederendum si passa a un sistemna elettorale in cui la lista, e non più la coalizione, che ottiene la maggioranza relativa, prende il 50% dei seggi, niente ritorno alle preferenze, e/o a forme di selezione diretta degli eletti.
E’ questo è il motivo per cui la Lega non ne vuol sapere ed è pronta alle barricate. Nel momento in cui Berlusconi prende da solo la maggioranza dei seggi non ha più bisogno della Lega come alleato e la Lega diventa ininfluente.
Il nuovo Parlamento inoltre sarebbe imbottito da ragazzi selezionati, giovani sconosciuti e berlusconiani certi, mentre tutti i politici, salvo una manciata di capibastone, verrebero mandati a casa.
A quel punto Berlusconi o chi per lui (infatti Berlusconi, sarebbe eletto presidente della Repubblica, e affiderebbe l’incarico ad Alfano) potrebbe varare ogni riforma costituzionale, istituzionale e politica voluta, facendo della democrazia italiana una democrazia plebiscitaria con un presidenzialismo senza contrappesi.
Alfano diventa quindi il primo ministro del “Presidente” il quale di fatto seguita a governare dal Quirinale e resta al potere per una decina di anni a completare il suo personale disegno di trasformazione dell’Italia.
E gli altri ?
Della Lega e della sua resistenza a tale ipotesi, abbiamo detto, resterebbe da dire sulla resistenza di Fini ma è ben poca cosa, e sopratutto sulle ragioni del Pd, le quali appaiono francamente incomprensibili.
Il quadro desritto non è quel famoso “regime” che tanti tra i sostenitori del referendum hanno denunciato a sproposito per quasi quindici anni ?
Certo ci sono infinite variabili che potrebbero influire sull’avverarsi di tali previsioni e di cui qui non si è tenuto conto.
Tuttavia per il Pd, il quale aspira ad essere la maggiore forza antagonista al Pdl, e che ha sostenuto e continua a sostenere la tesi dell’accorpamento, il punto non dovrebbe essere quanto lo scenario descritto sia probabile, piuttosto il fatto che sia anche solo lontanamente immaginabile.
Ma tantè è evidente che qui si sottovaluta l’intelligenza politica della classe dirigente del Pd.