Debora Serracchiani, la delusione del Lingotto

La più grande delusione venuta fuori dalla riunione al Lingotto di Torino del gruppo di 30-40 enni del Pd raccolti nell’area gia de i Mille, diventati poi Piombini, ha un nome e cognome e si chiama Debora Serracchiani.

Dal Nord al Sud del paese la Serracchiani aveva acceso speranze concrete di rinnovamento in quanti, insodisfatti del “vecchiume” di ex qualcosa, in senso anagrafico e di idee politiche, che si raccoglie intorno al Pd, ritenevano di avere trovato la personalità politica ideale intorno a cui raccogliersi per avviare la necessaria opera di rinnovamento.

Donna, relativamente giovane, ma con esperienza politica alle spalle, dotata di capacità di comunicazione, e con una tale proiezione esterna da permetterle di conseguire un successo esaltante alle recenti elezioni europee, poteva aspirare ad essere per l’Italia ciò che Obama è stato per gli USA.

Poteva, ma così non è stato.

La potenziale Obama italiana ha già, (proprio come ha fatto in passato la vecchia classe dirigente), ceduto il passo alla Clinton – Franceschini all’avvio delle primarie, ed attende con tutto il gruppo (o quasi) di essere cooptato, da quel capo di cui dice (assai retoricamente) di non avere bisogno.

Per il resto è stupefacente che possano aspirare alla leadership del maggiore partito dello schieramento di centrosinistra, e per rinnovare il paese, due candidati alla segreteria, dei quali si può solo dire che l’uno, corresponsabile sul piano sia politico che di gestione del disastro attuale del Pd e del centro sinistra, appare come or ora disceso dal pero e l’altro una versione 2009 del Ferrini di “quelli della notte”.

Particolarmente apprezzato è stato l’intervento di Ignazio Marino, ma anche quelli di Gozi, Concia, Alicata, Majorino ed altri non sono stati da meno.

Peccato.

5 thoughts on “Debora Serracchiani, la delusione del Lingotto

  1. La voglia di nuovo in una politica che ha perso tutto l’appeal verso la gente fa cercare speranza appena qualcosa di “nuovo” sembra sorgere. Tali speranze finiscono puntualmente per essere disattese. Credo che bisogna ricostruire con calma e pazienza. Gli entusiasmi sul nuovo che spunta improvvisamente rischiano di trasormarsi un cocenti delusioni. Chi ha memoria provi a ricordare i vari Segni della prima ora così come, in tempi più recenti , si pensi a Moretti e Grillo.

    • Caro Camillo Navarra, la delusione di cui si parla nel post non è rispetto alla preventiva illusione sulle virtù salvifiche del personaggio (mi ritengo abbastanza laico e razionale per non cadere in tali errori), quanto sull’analisi razionale (e per tale motivo politica), delle condizioni che in un dato momento storico fanno di un individuo il ragionevole catalizzatore delle speranze di cambiamento e che per l’inadeguatezza dimostrata nella circostanza, quelle speranze vanificano.

      Tutto ciò ritengo sia perfettamente coerente con la visione di chi ritiene che motore della storia è l’uomo e che le forme di associazione rappresentative di interessi collettivi, quali i partiti, solo con la messa a frutto delle intelligenze, delle potenzialità e delle capacità dei singoli individui possano raggiungere gli obiettivi per cui vengono costituiti.

  2. In questi giorni in cui le Istituzioni chiedono il silenzio intorno all’inchiesta di Bari, così da consentire al Cavaliere di non doversi presentare al G8 truccato di bianco e con un simpatico naso rosso, la scena politica s’anima d’altre storie… tra cui la corsa al congresso del Partito Democratico.
    L’11 Ottobre sapremo chi sarà il nuovo leader del partito, al quale toccherà l’arduo compito di reggere le fila di un battaglione ormai stanco e ferito, consegnando nuova identità e nuova spinta ad un progetto che rischia di trasformarsi nel fuoco di paglia più clamoroso della storia della politica italiana.

    Ai blocchi di partenza abbiamo il segretario “tecnico” Dario Franceschini e, come annunciato mesi fa, l’ex-ministro Pierluigi Bersani. Non voglio dilungarmi troppo a parlare di questi due, a mio avviso, bravissimi politici, perché penso seriamente che nessuno dei due rappresenti ciò che è necessario per dare nuovo lustro a questo progetto.
    Bersani ha detto che “bisogna ricostruire il partito” e che lui, a differenza dello sfidante, “non parla di vecchio e nuovo”. Scusate, ovvio che non parli di vecchio e di nuovo, rischierebbe lui stesso di trovarsi in imbarazzo al momento della collocazione.
    Proseguo ribadendo, come spesso ho fatto, la mia stima e i miei complimenti a Franceschini, il quale è riuscito nel difficilissimo compito di “tenere botta” alle europee e a non far implodere il partito nel post-Veltroni.
    Tuttavia ritengo il suo compito esaurito. Doveva essere il traghettatore tra due generazioni, quella del “vecchio” (o nuovo?) Bersani e dei suoi attempati coetanei (non anagrafici, ma mediatico-politici) come Prodi, D’Alema, Veltroni, Rutelli, Bindi, Fassino, ecc… e la VERA nuova e INEDITA generazione politica.

    Ragazzi miei, ci vogliono persone che non si sono mai viste prima!
    Persone che non hanno ricoperto prima d’ora ruoli di spicco nel partito nazionale, persone che non sono già state “consumate” dall’opinione pubblica, persone che si sono fatte le ossa all’interno del partito lavorando sul territorio, persone che arrivano a questo importante appuntamento per TUTTO il centrosinistra italiano svincolate il più possibile da vecchie divisioni e appartenenze.
    Rischiamo che con questo “bipolarismo” interno tornino a galla vecchi rancori neanche troppo sopiti, che porterebbero molto probabilmente a nuove tensioni e scontri pubblici, riuscendo a dare per l’ennesima volta la patetica immagine di essere un partito diviso su tutto e su tutti.

    Per questo spero con tutto me stesso nell’OUTSIDER e, tra tutti i nomi che circolano (Ignazio Marino, Marco Simoni, Giuseppe Civati), spero che si presenti DEBORA SERRACCHIANI.

    Sono fermamente convinto che in un Paese come l’Italia, dove l’apparenza, negli ultimi anni, vale più della sostanza, sia necessario “giocare” sfruttando le regole ormai assunte della società in cui stiamo vivendo.
    Con questo non voglio dire che queste regole siano da condividere, ma ritengo sia inutile ignorarle facendo gli intellettuali di sinistra.
    Il gioco è questo, che lo vogliamo o no, occorre attrezzarsi con una figura nuova e giovane capace di catturare lo “share elettorale” (mi piace chiamarlo così).
    Che poi dietro ci debba essere una base solida e una sostanza programmatica è senza dubbio necessario.

    Ci vuole un LEADER nuovo e un PARTITO DEMOCRATICO nuovo, con i suoi componenti pronti a remare tutti nella stessa direzione. Certo, le discussioni ci saranno e ci devono assolutamente essere, ma vanno risolte all’interno del partito e nei luoghi a questo adibiti.

    Una linea CHIARA e COMUNE, chi non è d’accordo può andarsene.

    Ascoltate il discorso di Debora all’Assemblea Nazionale dei Circoli, non c’è bisogno di aggiungere nulla.

    http://fabiopari.blogspot.com/

  3. Debora Serracchiani ad Imperia sabato 11 luglio | il blog di Giorgio Montanari - Consigliere Comunale a Imperia

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