Processo per l’omicidio di Mauro Rostagno (13)

Udienza del 15 giugno 2011 del processo per l’uccisione del sociologo e giornalista Mauro Rostagno avvenuta nel piccolo borgo di Lenzi, in territorio di Valderice la sera del 26 settembre 1988 ed in corso di svolgimento davanti alla Corte d’Assise di Trapani.

Alla sbarra il boss mafioso Vincenzo Virga e Vito Mazzara, per l’accusa, rispettivamente, mandante e killer dell’omicidio che sarebbe stato deciso per punire Rostagno per la sua attività giornalistica condotta attraverso l’emittente Rtc ‘Radio Tele Cine’.

Durante l’udienza vengono esaminati i testi: Generale Nazareno Montanti, Luogotenente Beniamino Cannas, e Aiello.

Il Generale Montanti era a Trapani il Comandante del reparto operativo e viene interrogato in apertura d’udienza dal Pm Del Bene sul Centro Studi Scontrino, copertura di una loggia massonica (la Iside 2) un comitato d’affari nel quale si decidevano le carriere, grazie alla raccomandazioni, si organizavano corsi fantasma e nella quale erano aderenti: dirigenti, politici,ed anche pregiudicati tra i quali Mariano Agate.
L’attività del suo gruppo sarebbe stata quella di identificazione dei soggetti, a partire dalle agende sequestrate dopo alcune perquisizioni della Squadra Mobile e della Guardia di Finanza, in seguito ad una irruzione della Squadra Mobile (aprile 86) partita a detta del Montanti da un esposto anonimo.
Nella ricostruzione il Montanti è particolarmente impreciso lacunoso e vago.
Agate Mariano, Agate Giovan Battista, Fundarò Pietro di Alcamo, Lala Natale pregiudicato di Castelvetrano, Monticciolo Antonino, Mandalari Pino, Bastone Giovanni, erano tra i pregiudicati mafiosi componenti del Centro Scontrino.
Nelle agende furono rinvenuti anche appunti diversi quali il numero di telefono di Carlo Vizzini, e l’indicazione dei nomi dell’Onorevole Ravidà Nicola, di Mattarella Sergio deputato dc dell’onorevole Canino Francesco ex Sindaco di Trapani e di Calogero Mannino tra gli altri.
Tra i componenti, appartenenti ad esercito, forze dell’ordine ecc. tra i quali l’ex comadante del 60° fanteria, il comandante e vice comandante della polizia municipale di Trapani ed ancora magistrati e relativi parenti, imprenditori.
Mauro Rostagno si era occupato del Centro Scontrino, la cui vicenda con i suoi intrecci affaristico-mafiosi aveva fatto molto scalpore a Trapani, ma i carabinieri trascurarono la pista mafiosa quale reazione della mafia all’attività giornalistica del Rostagno, essa “non fu presa in considerazione”.
Nell’agenda del 1981 sequestrata al Centro Scontrino non mancano riferimenti ad importanti incontri anche fuori Trapani per pratiche burocratiche e di finanziamenti, anche con Licio Gelli il capo della P2 che sarebbe stato ospitato a Trapani in una villa di massoni.

Il Pm Gaetano Paci parte il suo esame del teste Montanti da una contraddizione tra i contenuti di un verbale e la sua precedente audizione relativamente all’attività giornalistica di Mauro Rostagno.
Alla domanda del Pm su una nota informativa a firma del luogotenente Beniamino Cannas, quale risultato di una audizione di Mauro Rostagno a proposito del Centro Scontrino, e trasmessa all’autorità giudiziaria, il generale ha riconfermato ripetutamente di non esserne stato a conoscenza.
Nel precedente interrogatorio il generale aveva affermato che Mauro Rostagno svolgeva una attività informativa come altri svolgevano e “che anche i locali vedevano molto poco” e che quindi non poteva essere questa la causa del suo omicidio.
Il rapporto preliminare inviato all’autorità giudiziaria non conteneva tutti gli elementi di cui disponeva il medesimo gruppo operativo, ma il comandante oggi generale (in pensione) si tira fuori attribuendo la responsabilità degli atti ai suoi sottoposti definendosi solo un passacarte, un “passacarte di lusso”.
Risponde il Montanti quindi a proposito del giudice Carmelo Lombardo e degli insegnanti dei corsi citando tra gli altri la moglie del giudice Massimo Palmeri quale insegnante in uno di questi corsi e quindi risponde sugli incontri tra il Grimaldi e Licio Gelli.

Torna quindi a fare domande il Pm Del Bene sui rapporti con istituzioni ecclesiastiche ed internazionali.

E’ il turno poi dell’avvocato Vito Galluffo (difesa di Vito Mazzara), il quale chiede se i nomi citati erano iscritti al Circolo Scontrino o erano semplici nomi segnati nell’agendina sequestrata. Il generale risponde che si trattava di nomi segnati nell’agendina.

L’avvocato Ingrassia (difesa di Vincenzo Virga) chiede quando scoppia il caso Scontrino, quando viene portato all’attenzione dei media, la risposta è che orientativamente avvenne nel periodo 86-87 e che se ne parlò anche su La Sicilia di Catania e forse su testate nazionali.

Calò Pietro viene richiamato alla memoria del Montanti dal Pm Del Bene (il Calò Pietro era assistente Sip nato a San Giuseppe Iato responsabile delle intercettazioni alla centrale di Alcamo).

Tocca quindi al presidente Pellino che tende a fare il punto sulla data di inizio delle indagini sulla Scontrino e sui soggetti destinatari di provvedimenti cautelari tra i quali vui sarebbero stati un alto funzionario di prefettura, un alto funzionario di Ps, funzionari del comune di Trapani, funzionari della provincia, appartenenti al corpo dei vigili urbani, direttori di Banca, ed imprenditori.

L’avvocato Crescimanno chiede del Torregrossa Natale, geometra titolare di un’agenzia di viaggi, e di un documento contenente un elenco di 34 nomi degli indagati relativamente alla vicenda Scontrino.

E’ la volta ora del teste (richiamato anche lui come Montanti) Luogotenente Beniamino Cannas comandante attualmente la stazione di Buseto Palazzolo ed interrogato dal Pm Gaetano Paci a proposito di un rapporto del 22 giugno 1987, relativo agli illeciti commessi della massoneria trapanese in seno alla pubblica amministrazione che faceva seguito ad un precedente rapporto della squadra mobile.
Si parla quindi di una intervista ad un tale Scontrino Paolo ripreso di spalle ed in forma anonima, trasmessa da Tele Scirocco sulla massoneria di cui parlò in un suo redazionale Mauro Rostagno e nel corso del quale lo stesso Rostagno affermò a proposito dell’Onorevole Francesco Canino che in massoneria sarebbe stato occasionale, sarebbe stato poco e che non era più massone.
Di questo redazionale definito “un redazionale chirurgico” dal Cannas e che nell’occasione fece apparire al Cannas “ambiguo” il Rostagno, il Cannas ne parlò con il Rostagno su input dell’autorità giudiziaria, per sapere sulla base di quali informazioni avesse affermato le cose dette in precedenza a proposito dell’onorevole Francesco Canino. Le fonti del Rostagno sarebbero state Torregrossa Natale (vice di Giovanni Grimaudo grado 33 della massoneria e capo di tutta la massoneria trapanese), il suo (del Grimaudo) avvocato Guido Sandoz ed una terza persona. Dopo cinque giorni fu informata l’autorità giudiziaria.

Il Cannas sostiene che il rapporto preliminare subito dopo l’omicidio non lo curò lui ma Santomauro e lo firmò Montanti, e che non sa perchè alcuni elementi rilevanti ed utili per l’inquadramento dell’omicidio Rostagno quale conseguenza della sua attività giornalistica in un’area interessata così pesantemente da relazioni tra mafia e massoneria, non confluirono nel rapporto preliminare sull’omicidio, pur appartenendo al patrimonio conoscitivo dei carabinieri e suo in particolare, e lavorando nella medesima struttura, gomito a gomito con l’estensore del rapporto.

Quanto al presunto rapporto di amicizia con Mauro Rostagno, il Cannas tiene a sottolineare che più che un rapporto di amicizia sarebbe da definire un rapporto di empatia, visto che per amicizia intende altro.

A proposito di un incontro tra il procuratore Coci e la signora Roveri ed a cui lui a detta della Roveri sarebbe stato presente, premette che i rapporti con il procuratore Coci non erano buoni a causa di alcuni fermi di polizia giudiziaria, e di strascichi anche presso il CSM ed esclude fermamente di potere essere stato presente.

Cannas riferisce che furono violati i sigilli all’interno dell’ufficio corpi di reato, e furono aperti dei plichi in cui c’erano documenti relativi al Circolo Scontrino.

Non ha ricordo di un incontro del 1993 tra il procuratore Lari e Chicca Roveri, ma non lo esclude.

Si procede quindi al confronto tra il luogotenente Cannas e Chicca Roveri per verificare la vicenda relativa all’incontro tra il procuratore Coci e la stessa Roveri cinque o sei mesi dopo la morte di Mauro Rostagno e nel corso del quale il procuratore le disse di mantenere il riserbo perchè “poteva esere pericoloso sia per lei che per lui”. Nel corso dell’incontro il Procuratore gli avrebbe chiesto se avesse ricevuto delle minacce e all’incontro sarebbe stato presente il Cannas.

In seguito sempre a detta della Roveri, ma in questo caso sembra vi sia qualcosa di verbalizzato, nel 1993 avrebbe incontrato il procuratore Lari sempre alla presenza di Cannas.

La Roveri riferisce di avere incontrato il Cannas quindici giorni dopo la morte di Mauro Rostagno e che questi tra le altre cose le riferì di una affermazione di Mauro Rostagno a proposito di un incontro avvenuto in agosto e nel quale Rostagno avrebbe detto: “mi hanno allungato la vita di un mese”.

Quanto alla definizione “ambiguo” che si riscontra negli atti riferita a Mauro Rostagno a proposito della posizione su Francesco Canino, la Roveri afferma che in seguito la posizione di Mauro Rostagno su Canino nei suoi editoriali cambiò e che negli atti il cambiamento non fu rilevato.

La Roveri riferisce quindi dell’incontro con Coci circa cinque mesi dopo l’omicidio per essere sentita sul fondo Auteri di Bonagia, il procuratore non le diede la mano, adducendo un qualche raffreddore.

La Roveri ricorda quasi certamente un Cannas in divisa all’incontro con Coci, il Cannas riferisce invece di avere indossato la divisa a partire dal 1996 e che Coci di lui non si fidava.

Viene sentito quindi il teste Aiello a proposito di una conversazione del 1988 in un ristorante il Gurdmans di Via Libertà a Palermo tra il proprietario di Rtc Puccio Bulgarella e un tale ingegnere Lodato nel corso della quale si parlò di Mauro Rostagno.

L’ingegnere Lodato chiese se avevano a che fare con un uomo o con un “pisciteddu i cannuzza”, con riferimento alla vicenda di Rostagno, Burgarella rispose che “già una volta ero riuscito a salvarlo, questa volta ero fuori, non ci sono riuscito” e per questo “da un mese non saluto questa persona” accennando all’onorevole Francesco Canino che seduto in un tavolo accanto si stava alzando.

Prossima udienza prevista il 29 giugno alle ore 9,30, in programma l’audizione dei testi Giovanni Leuci, capo della Mobile di Trapani, e gli ispettori Angelo Palumbo e Simona Pettorini.

La precedente udienza del 01/06/2011 la trovate qui

grazie a Radio Radicale

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